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Writer's pictureKoinè Journal

Campo largo: così non si va da nessuna parte


di Luca Simone.


Lungi dal voler condannare chi non è ancora stato condannato, le ultime settimane sono state per il Partito Democratico contrassegnate dal metallico tintinnio delle manette, prima a Bari per la storia di Lady preferenze, e poi in Piemonte per la spinosissima questione della compravendita di cariche e di infiltrazioni ndranghetiste. La notizia che, però, ad oggi tiene davvero banco in via del Nazareno riguarda le bordate di Giuseppe Conte, segretario pentasetellato e, almeno sulla carta, alleato e deus ex machina del campo largo.

L’ex presidente del Consiglio è avvocato del popolo, come ama definirsi, ha infatti deciso di spaccare la coalizione di centro sinistra che sarebbe andata verso una quasi scontata vittoria a Bari dopo l’esplosione dello scandalo che coinvolge la giunta Decaro, annunciando in diretta nazionale di rinunciare alle primarie in comune e scegliendo di presentare un proprio candidato, ovvero Laforgia. Una decisione che ha messo in non poca difficoltà la segretaria Dem Elly Schlein che, già per problemi suoi, appariva alquanto inadatta a governare una situazione in rapido peggioramento.


In questo marasma gli elettori del campo largo (che giustamente a qualcuno pare più un camposanto) si chiedono chi dei due leader abbia ragione in questa serie di attacchi reciproci. La risposta, manco a dirlo, é: nessuno. Cerchiamo di mettere in fila la situazione. Elly Schlein, già a conoscenza da settimane della pericolosa situazione in cui versava il comune pugliese, e ben allertata del rischio di infiltrazioni paludose nel meccanismo elettorale, ha scelto di ignorare gli avvertimenti degli sherpa pentastellati, decidendo di andare dritta sulla strada da lei stessa tracciata, quella delle primarie comuni. Risultato? Ha fornito al suo scomodo alleato una scusa per rompere una volta reso pubblico lo scandalo e per accreditarsi come difensore di quella “questione morale” tanto cara a sinistra ma altrettanto scomoda in casa PD.


Una casa che, a dispetto delle vuote promesse da campagna elettorale dello scorso febbraio, appare ancora governato da rais locali e signori delle preferenze e della distribuzione di cariche, insomma, da quei cacicchi che proprio Schlein aveva promesso di mandare a casa. Promessa, ovviamente, disattesa, dato che la legittimazione interna al partito é ancora tutta da trovare (per usare un eufemismo). Ora dunque il PD a trazione schleiniana si trova a farsi dettare la propria agenda politica non solo dalla Meloni e dalla maggioranza di governo, ma anche dal suo più diretto alleato di coalizione che, fiutato l’odore del sangue, non ha esitato a sparare sul ferito grave.


In casa Cinque Stelle, invece, qualcuno dovrebbe spiegarci quale sia la strategia politica di Giuseppe Conte e dei suoi think tankers, perché non è ancora chiaro. Il segretario pentastellato, infatti, attaccando e delegittimando la sua più diretta alleata cosa ci ha guadagnato? Assolutamente nulla. I Cinque stelle non hanno la forza, il radicamento territoriale e né tantomeno la capacità per poter anche solo pensare di correre da soli contro la maggioranza di estrema destra e, peraltro, dovrebbero ringraziare Elly Schlein per aver così tanto sponsorizzato la nascita di un campo largo. La stessa segretaria che hanno contribuito a delegittimare all’interno del proprio partito, il quale non aspettava altro per poter iniziare ad attaccare la scelta, da lei rivendicata, di allearsi coi Cinque Stelle. Ricordiamo infatti che Schlein é la segretaria di un partito dilaniato da correnti interne su cui, almeno attualmente, non ha alcun diretto controllo (fatta eccezione per la sua, da registrare in crescita per dovere di cronaca) e che non la vedono come leader legittima in quanto eletta per volere popolare e non per volere della base del partito.


In conclusione, in questa fase politica, i peggiori nemici di un campo largo funzionante sono i suoi stessi membri e, in particolare, i due leader Conte e Schlein. Due figure che hanno dimostrato di avere ancora tanta strada da fare per poter costituire una valida alternativa alla coalizione a trazione meloniana attualmente al governo. Chi, come al solito, paga questa situazione, sono gli elettori di sinistra che vorrebbero solo e soltanto avere l’opportunità, dopo vari decenni di fallimenti, di poter votare una coalizione che sia credibile e che sia guidata da leader credibili. La bella retorica di Conte e gli sfavillanti cappotti armocromati della Schlein ad oggi devono scontrarsi con la dura realtà di una situazione che non sanno gestire. Se il primo deve capire che non sta scritto da nessuna parte che farà di nuovo il candidato premier e che in coalizione si deve anche abbozzare qualche volta, e la seconda non impara a gestire un partito litigioso e sfasciato e a tirare fuori un qualsiasi tema di interesse pubblico, il destino di questo paese, elettoralmente parlando, é segnato almeno per il prossimo decennio.






Image Copyright: AffarItaliani

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