di Valentina Ricci.
Ne I Promessi Sposi Manzoni usa un’immagine per esemplificare la stupidità umana: Renzo sta andando dall’avvocato Azzeccagarbugli per farsi aiutare a sposare Lucia, e come pagamento porta con sé quattro capponi ancora vivi, legati e tenuti per le zampe. Questi capponi, scrive Manzoni, sballottati a destra e a manca pensano soltanto a beccarsi tra loro senza capire che il vero problema è la mano che li trasporta. Ecco, l’opposizione in Italia in questi ultimi giorni sembra ispirarsi molto a questa immagine.
Sabato 5 novembre si sono svolte due importanti manifestazioni per la pace in Ucraina, una a Milano e una a Roma. Fin qui nulla di eccessivamente strano, se non fosse che a Milano il Terzo Polo guidava una marcia in nome dell’invio di armi contro gli invasori, a Roma il Movimento 5S cercava di far sentire la sua presenza in una marcia per il cessate il fuoco organizzata da associazioni senza bandiere di partito. Riassumendo, un evento come una manifestazione, che nella pratica politica è appannaggio dell’opposizione contro il governo, ha avuto come fulcro uno scontro tra opposizioni. E il governo ne è uscito indenne.
Il Pd poi, re incontrastato dei dissidi interni, poteva farsi mancare l’occasione di occupare il posto d’onore in un contesto divisivo come quello? Certo che no. Senza aver preso l’iniziativa in nessuna delle due piazze, si è spaccato all’interno della crepa, e ha partecipato a entrambe. A Roma la segreteria guidata da Letta ha goffamente cercato di unirsi al Movimento per tentare un riavvicinamento politico che non lasciasse tutta la scena a Conte. L’inevitabile risultato sono state le molte contestazioni rivolte all’ancora capo del Pd, forse poco eleganti, ma sicuramente coerenti. A differenza sua. A Milano importanti esponenti del partito (tra gli altri Picierno e Alfieri) hanno scelto la via della coerenza con le scelte fatte in Parlamento, sacrificando per strada prese di posizione più sinistroidi.
Tuttavia, questa spaccatura sembra essere spiegabile come un tentativo da parte del Pd di offrire un rametto d’ulivo non all’est europeo, ma ai colleghi di opposizione in vista delle elezioni regionali. Un’andatura strisciante che non ha ripagato, ma che si è risolta con l’isolamento del partito sia in Lombardia che nel Lazio. Nel primo caso, infatti, il Pd ha chiuso all’ipotesi di alleanza con il Terzo Polo, perché contrario a sostenere Letizia Moratti in quanto ex ministra di Berlusconi. Una scelta comprensibile, ma una motivazione illogica, dato che Letta stesso ha guidato un governo sostenuto da FI. Nel Lazio invece sembra essere Conte ad aver chiuso le porte all’alleanza con il Pd e a dettare le regole per una possibile riapertura. In pochi giorni sono andate in fumo una vastissima quantità e varietà di analisi della sconfitta fatte nel post-elezioni di settembre, e l’opposizione sembra non aver capito che presentare i partiti singolarmente è il modo migliore per danneggiarsi (e per perdere). Oltretutto, sembra essere in atto una partita che vede il Terzo Polo e il Movimento collaborare per sventrare quello che resta del Pd, una carcassa già bastonata dall’ultima tornata elettorale che si trascina a fatica verso il Congresso. Congresso fissato in modo alquanto autolesionista a marzo, una data molto lontana che prolunga la condizione di impotenza politica del Pd nei prossimi mesi.
Mentre l’opposizione è ferma a scannarsi, il governo avanza con le misure più disparate e insostenibili, ma sempre senza ostacoli. Siamo ritornati alla politica che mostra il pugno duro ai deboli e liscia il pelo ai forti, siamo tornati ad abbandonare dei poveri disperati nei porti chiamandoli “carico residuale” soltanto per prolungare una campagna elettorale che sembra non avere mai fine. Sono stati sollevati polveroni immensi riguardo a questioni linguistiche sul genere da affibbiare alla nuova Presidente del Consiglio (come se non esistesse già una canzone a ricordarci che Giorgia è una donna), è stato scritto un decreto-legge che non ha né capo né coda per affrontare la nota piaga dei rave party che da generazioni distrugge il nostro Paese. E in questo enorme calderone di politiche vecchie e dichiarazioni improbabili, il CDX sarà lasciato relativamente libero di scrivere la sua legge di bilancio.
Di questo passo il governo non avrà problemi a continuare le proprie politiche senza dover scendere a compromessi troppo invasivi, e nel frattempo potrà godersi lo spettacolo dei suoi oppositori che si scannano a vicenda, in attesa di capire se il più forte di loro (in termini numerici, ovviamente) riuscirà a risollevare la propria carcassa o soccomberà, cedendo il passo al sedicente partito della non-politica.
Noi ci teniamo a ricordare solamente che con i capponi ci si fa il brodo.
Image Copyright: L’Espresso
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