di Federica Oneda.
Koinè Journal intervista Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani (RI) dal 2009 a 2013, fondatore di Democrazia Radicale, padre della SPID democracy. In questa intervista abbiamo parlato dei suoi ricorsi portati avanti per una riforma democratica, per il raggiungimento della piattaforma digitale di raccolta firme e dell’attuale ricorso contro la legge elettorale.
Parliamo di democrazia: La piattaforma digitale appena introdotta per la raccolta firme dei referendum e delle proposte di legge di iniziativa popolare ha portato un’onda positiva di partecipazione. Qual è stato il percorso, di cui appunto sei stato promotore, che ha portato all'attivazione di uno strumento così fondamentale per la democrazia diretta e perché è stato fondamentale per la salute della nostra democrazia?
Innanzitutto, la piattaforma è stata rivoluzionaria perché è uno strumento che attua la Costituzione. La fase di attuazione della Costituzione, e quindi fondamentalmente dei diritti politici che sono previsti in Carta, ancora non è stata completata. La crisi della democrazia di oggi non è determinata dal vento della storia, ma semplicemente dall'inadeguatezza dei meccanismi di funzionamento della democrazia stessa, che sono gli stessi di 150 anni fa e andrebbero, in Italia come in altri Paesi, aggiornati. Noi non usiamo più le macchine a scoppio che c’erano agli inizi del 900, ma usiamo quelle elettriche. Lo stesso vale per la democrazia, che è una tecnologia e come tutte le tecnologie deve aggiornarsi rispetto ai suoi canoni iniziali.
La firma digitale rappresenta un primo passo verso l'utilizzo dell'innovazione tecnologica per attuare un principio fondamentale della democrazia; l'uguaglianza dell'esercizio dei diritti politici. In Italia prima non c'era una reale possibilità di esercizio del diritto a promuovere il referendum, non c'è mai stata in maniera paritaria, quindi tutto nasce dal mio desiderio di andare a restituire quel diritto.
Quando nel 2013 avevo promosso, come Segretario di Radicali Italiani, 6 referendum, si verificarono una serie di violazioni di leggi, di ostacoli, che non permisero ai militanti, che pure erano disponibili a raccogliere le firme, di mettere i tavolini per strada e di trovare autenticatori disponibili.
Anziché rassegnarci decidemmo di consegnare comunque le firme raccolte in Cassazione e avviare un ricorso al Comitato dei diritti umani dell’ONU che condannò l'Italia, accertando che era stato violato il diritto di partecipare alla vita politica attraverso i referendum, a causa di una serie di irragionevoli restrizioni presenti nella legge. Da lì partì una vera e propria campagna tra azioni dirette e Duram Adam davanti al Quirinale. Poi è stata decisiva l’approvazione, grazie all’on. Versace, di un emendamento alla legge di bilancio che introdusse la firma digitale a partire dal 2022.
Successivamente siamo riusciti con il ministro Colao ad elaborare un emendamento alla legge semplificazioni del 2021 che consentiva di anticipare la validità della firma digitale già al luglio 2021, in modo da poter essere utilizzabile per quella tornata referendaria. Decisivo è stato poi il lavoro fatto assieme a Riccardo Magi per l’introduzione della piattaforma digitale pubblica per la realizzazione completa della possibilità per tutti i cittadini di promuovere referendum o proposte di legge di iniziativa popolare.
Il punto di partenza è che la “crisi delle democrazie” di oggi è da una parte da imputarsi alla mancata attuazione dell'uguaglianza dei diritti politici e dall'altra al mancato aggiornamento delle modalità e delle procedure di rappresentanza, di partecipazione alla vita politica. La firma digitale rappresenta un esempio in cui per la prima volta si attua la Costituzione attraverso la messa a disposizione di un sistema tecnologico che consente a tutti sia di promuovere referendum e leggi che di firmarle.
Quali sono le conseguenze dirette che sta portando o porterà la piattaforma digitale di raccolta firme all’utilizzo del referendum ?
Viene davvero attuato l’articolo 75 della Costituzione per la prima volta. Per 10 anni, dal 2011 al 2021 nessun comitato di cittadini ha mai superato le 500.000 firme, quindi l'istituto del referendum in realtà era morto. Noi in questa maniera gli abbiamo restituito vita e gliela abbiamo restituita con un livello di democraticità che non c'era mai stato prima. Innanzitutto, il nostro dibattito politico ne trarrà vantaggio, perché torneranno ad essere messi nell’agenda politica temi e questioni di cui la politica non dibatte. Non per altro i primi referendum sono stati sull’eutanasia e sul proibizionismo, ovvero tematiche che rientrano da anni nelle nostre vite di tutti i giorni ma che vedono la legislazione completamente assente. Così nell’ultima tornata referendaria si è riusciti a portare a referendum il tema dell’immigrazione.
Indubbio poi è l’effetto di deterrenza che il referendum avrà contro leggi palesemente ingiuste. Le leggi più inique approvate dal Parlamento si vedrebbero in pochi giorni una valanga di firme contro per la loro abrogazione. Si moltiplicano i luoghi attraverso i quali può essere veicolata la conoscenza che esiste un referendum da firmare e aumenta la viralità con cui può essere diffuso tramite social. Inoltre l’altro effetto indiretto è quello di riuscire in qualche modo a trasformare Internet, le piattaforme social, in luoghi non solo di chiacchiericcio, di malcontento, ma luoghi utilizzabili per esercitare i propri diritti politici.
Vista la partecipazione attorno agli ultimi 12 referendum promossi e alle 9 proposte di legge di iniziativa popolare potremmo quasi concludere che, quando la gente ha gli strumenti per poter partecipare alla vita democratica, partecipa davvero. Esistono altri strumenti della democrazia che dovrebbero essere riformati in vista di una maggiore partecipazione, ad esempio il sistema elettorale di oggi. Tu hai avviato un ricorso alla CEDU in merito, perché?
In Italia un grosso problema è quello che riguarda il sistema elettorale, cioè il fatto che il diritto elettorale venga modificato costantemente in prossimità del voto ad uso e consumo delle maggioranze di turno. Questo rappresenta la principale spiegazione del perché gli italiani si recano sempre meno a votare, perché hanno l'evidenza che il loro voto non conti davvero. Perché se le regole del gioco le cambiano all'ultimo minuto e le cambiano sempre in favore della maggioranza al governo, è ovvio che l’elettore ha l'idea che il suo voto conti poco, non conti a sufficienza, che i giochi siano stati costruiti a tavolino prima. Noi abbiamo cambiato leggi elettorali negli ultimi vent'anni costantemente e un anno prima del voto, per di più approvando leggi che sono state tutte quante poi dichiarate incostituzionali.
Ho portato avanti un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'Uomo contro l’Italia sollevando la violazione del principio di stabilità delle leggi elettorali e la mancanza di libertà di voto con il sistema del Rosatellum. La Corte ha dichiarato il ricorso ammissibile e all’inizio del 2025 deciderà. Il sistema elettorale dovrebbe essere visto come qualcosa a servizio dei cittadini, va restituita serietà e stabilità alla competizione elettorale.
Cosa cambierebbe se dovesse vincere il ricorso alla CEDU?
Se tutte e tre le questioni sollevate venissero giudicate fondate avremmo da una parte il riconoscimento della possibilità di poter fare un ricorso diretto alla Corte costituzionale sui sistemi delle leggi elettorali del futuro. Quindi la possibilità di dichiarare incostituzionali le leggi elettorali prima di andare al voto. Varrebbe il fatto che le leggi elettorali approvate un anno prima del voto si applicherebbero dalle elezioni successive e infine dovrebbe essere garantita la libertà di voto, cosa che oggi il Rosatellum non garantisce, in quanto con un solo voto sei costretto a votare sia il partito al proporzionale che il candidato al maggioritario.
La democrazia rappresentativa, anche a causa del sistema elettorale, ha perso legittimità? Quale è l’alternativa?
La questione è che la democrazia rappresentativa attraverso le elezioni ha ormai una serie di problemi strutturali congeniti proprio al fatto che le elezioni sono fatte in una maniera tale per cui non possono garantire una rappresentanza reale. Il modello di democrazia basato sulle elezioni che vede contrapposte maggioranza e opposizioni, non è più il modello che permette di fare l'interesse comune, perché puoi essere certo, essendoci una campagna elettorale permanente, che il parlamentare di maggioranza voterà qualsiasi legge, anche brutta, purché sia del suo compagno di maggioranza, perché altrimenti si cederebbe consenso all’opposizione e al tempo stesso voterà sempre contro la migliore legge che può presentare l’opposizione perché non può cedergli consenso.
L’utilizzo della tecnica delle elezioni per la democrazia rappresentativa ha mostrato oramai in 100 anni di utilizzo difetti strutturali ineliminabili, per cui sempre nell’ambito della democrazia rappresentativa bisogna affiancare e introdurre tecniche di rappresentanza diverse dalle elezioni, come per esempio sulla base di singole issues e singoli temi, le assemblee dei cittadini estratti a sorte, sperimentati già in altri Paesi.
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