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L'assalto ai forni

  • Writer: Koinè Journal
    Koinè Journal
  • Apr 30
  • 3 min read

di Luca Simone.


Sono passate, anche quest’anno, le celebrazioni del 25 aprile e, come ogni anno, non senza uno strascico infinito di polemiche. Invece di analizzare quello che hanno fatto e detto Meloni & co, questa volta mi sono voluto soffermare su quello che è successo nelle Marche, la mia regione. Mi riferisco, per la precisione, a quello che è successo ad Ascoli, con l’ormai arcinoto “affaire del pane”.

 

La mattina del 25 aprile, una fornaia ascolana, Lorenza Roiati, affigge fuori dal suo negozio uno striscione che recita “25 aprile: buono come il pane, bello come l’antifascismo”. Un messaggio a quanto pare considerato sovversivo da qualche zelante operatore delle Forze dell’Ordine che, forse rassicurato dal clima ormai imperante nel nostro Paese grazie al mirabolante governo attualmente all’opera, ha pensato bene di identificare la titolare della panetteria. Il caso è immediatamente (e giustamente aggiungo) diventato nazionale, dato che tutti hanno iniziato a chiedersi come mai fosse stata identificata una persona per uno striscione che conteneva un messaggio così innocuo.

 

La vicenda è poi continuata, ingigantendosi sempre più, dopo la comparsa di una serie di striscioni (quelli sì intimidatori) affissi dai nutriti gruppi fascisti della città che recitavano “assalto ai forni” e “da quel forno un tale fetore che ci sta simpatico anche il questore”. Un linguaggio con richiami leopardiani che, paragonato a quello usato da Lorenza Roiati, ha ulteriormente aizzato l’opinione pubblica che non capiva l’accanimento verso la fornaia e il lassismo verso i fascisti.

 

A buttare altra benzina sul fuoco ci ha poi pensato il sindaco di Fratelli d’Italia Marco Fioravanti, anche presidente dell’ANCI che, nel tentativo di ripulire l’immagine lacerata della sua città, ha affidato alcune dichiarazioni ad un video social (le interviste proprio non piacciono a destra). Fioravanti, pur prendendo nettamente le distanze dal contenuto degli striscioni fascisti (e ci mancherebbe altro), ha voluto anche difendere a spada tratta l’operato delle Forze dell’Ordine. Una sospetta excusatio non petita.

 

Parole che, invece di placarle le polemiche, le ha esacerbate. Non è chiaro, infatti, come mai il sindaco abbia sentito così forte la necessità di difendere l’operato dei poliziotti, che si trovavano pienamente nel torto. Inoltre, nel video autoprodotto (quindi depurato da scomode domande), Fioravanti non spiega in alcun modo quale possa essere stato lo svolgimento dei fatti. Non spiega come mai i poliziotti, nel caso avessero agito da soli, fossero andati ad identificare l’autrice dello striscione, dato che non ve ne era alcun motivo. Non spiega neanche se sia stato qualcuno ad inviare in loco la pattuglia. Non spiega molte cose il nostro caro sindaco.

 

L’unica cosa certa è che questa vicenda ha gettato un’ombra cupa sul periodo storico-politico che questo Paese sta vivendo. Un periodo in cui si rischia di essere identificati per aver affisso uno striscione che inneggia all’antifascismo, il primo pilastro fondamentale della nostra Costituzione e della nostra Repubblica. Un periodo in cui, invece, a Dongo, una marmaglia di teste pelate che inneggiano a Benito Mussolini non solo è stata autorizzata a manifestare, ma anche protetta e non identificata dalle Forze dell’Ordine.

 

Ci sarebbe anche un altro fatto che ha interessato le Marche e che ha contribuito a rendere il 25 aprile nostrano oggetto di attenzione nazionale, ed è quello avvenuto a Filottrano che ha visto protagonista l’inadeguato sindaco Luca Paolorossi.

Francamente, però, ci limitiamo a stendere un velo pietoso e a non aggiungere altro.

Riesce benissimo a farsi giudicare per ciò che è anche senza l’ausilio di un paragrafo a lui dedicato.

 

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