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Writer's pictureKoinè Journal

Non si uccidono così anche i cavalli? L'assalto ai poteri di bilanciamento e controllo passa attraverso la “governizzazione” della Rai


di Maurizio Blasi.


Secondo molte fonti, la fuga dalla rai dei top player non si sta arrestando: prima Fazio, Littizzetto, Augias, poi Amadeus (con quel che ne deriva per quella macchina di ascolti che si chiama “Fesrival di Sanremo”), ora starebbero per lasciare la Rai a fine stagione anche Sciarelli (“Chi l’ha visto?”), Ranucci (“Report”), Fagnani (“Belve”) .  

La vulgata populista reagisce scegliendo il sentiero più rozzo e facilone, quello lastricato di “che ce ne importa”, “il popolo non ama i milionari chic”, “ce ne faremo una ragione” e via dicendo. Come sempre, le spiegazioni sempliciotte non aiutano a capire la vera posta in gioco. Stiamo parlando di un bene pubblico con un fatturato di 5 miliardi che, per quanto trascinato a forza verso “tele-Meloni”, resta comunque la più grande industria culturale del paese.


Avere accettato (se non favorito) la fuga dei conduttori più famosi, significa che i top manager della Rai hanno imboccato una strada di ridimensionamento rapido degli share delle reti generaliste. E’ un vecchio progetto mai sopito (se ne trova traccia nel piano di rinascita nazionale di Licio Gelli). E’ un progetto che libera pubblicità a vantaggio delle concorrenze (oggi sostanzialmente Mediaset e la 9, secondariamente sky e la7) e rende il servizio pubblico povero e quindi  con le mani legate nel campo della concorrenza televisiva, che è ormai di dimensione mondiale. Un sistema televisivo impoverito si avviterà in un circolo chiuso: perde i diritte delle serie di richiamo, perde i diritti degli sport più seguiti, quindi perde altro share. Quindi perde altre risorse, e così il servizio pubblico televisivo italiano che per una lunga stagione è stato tra i migliori del mondo, viene marginalizzato dalla competizione globale.

 

Non solo una rai povera, ma anche “suddita”: le recenti forzature della commissione parlamentare di vigilanza, che regolamenta la par condicio in Rai durante le campagne elettorali (legge28/2000) portano due novità: il canale all-news rai-news-24 potrà trasmettere in integrale e senza contraddittorio tutte le dichiarazioni dei membri del governo che parlano della loro attività amministrativa. Inoltre nei programmi di intrattenimento i tempi di intervento dei membri del governo quando illustrano questioni di loro pertinenza, vengono sottratti al conteggio dei tempi della par condicio.

 

Il quadro in cui si inseriscono queste forzature, è quello di un progetto politico di tutta la destra italiana per annientare qualsiasi istituto di garanzia, ogni bilanciamento dei poteri, qualsiasi contrappeso “terzo”, capace di equilibrare il ruolo preponderante dell’esecutivo. Alcuni esempi:

-che bilanciamento può esprimere un parlamento di nominati, dove sono i vertici dei partiti a scegliere i parlamentari col sistema dei listini bloccati ?

-che bilanciamento può esprimere una magistratura oggetto di attacchi sistematici che la stanno delegittimando e il cui ruolo viene compresso ?  

-che bilanciamento può esprimere una corte dei conti svillaneggiata ogni volta che (facendo il suo mestiere) fa le pulci ai conti del governo ?

Insomma i poteri di bilanciamento sono sotto tiro, con buona pace di Montesquieu.

 

Sotto tiro in particolare informazione e giornalisti (non solo rai) in quanto potere di bilanciamento di particolare efficacia: la libera stampa negli USA ha fatto dimettere Nixon, in Italia ha decifrato la bomba di piazza Fontana o la strage di Ustica. Oggi la demolizione della libertà di informazione passa per strade parallele e quasi contemporanee: è vietata la pubblicazione degli atti processuali fino all’udienza preliminare; sono ammutolite le intercettazioni; arrivano le multe fino a 50.000 euro per le diffamazioni; l’agenzia AGI (proprietà ENI, la seconda del paese) sta per essere venduta a Giuseppe Angelucci, il re della sanità privata, senatore leghista, proprietario di “Giornale” “Libero” e “Il Tempo” .

 

Quale è il vero obiettivo nell’azzerare i poteri di bilanciamento, cioè i pilastri della civiltà democratica negli ultimi tre secoli? Non certo le elezioni europee imminenti, che servono a risistemare gli equilibri tra i partiti e poco più. Il vero obbiettivo dell’azzeramento dei bilanciamenti è preparare la repubblica presidenziale, portare il governo in trionfo fino al referendum, per poi far si che il vincitore (o la vincitrice) goda del consenso di un parlamento che al 55% è fatto di persone scelte da lui (o da lei), offrirgli una rai ammaestrata, una stampa sottomessa, una magistratura impaurita  .


Ma forse c’è anche qualcosa di più: manganellare il libero pensiero, tutte le forme di dissenso critico, picchiare oggi i giornalisti (e gli studenti), domani gli scrittori (intanto cominciamo subito con Valentina Mira) e dopodomani gli insegnanti, i loro programmi, la libertà didattica, i libri di testo, l’autonomia delle Università, è proprio nel codice genetico della nostra destra immatura e impaurita: trasportare il paese in una stagione plumbea, dove non trovano posto il dissenso, lo spirito critico, costituisce una assicurazione in più, per un domani che vedesse il consenso incrinarsi, magari sotto i colpi della crisi economica o di qualche scellerata guerra.  

Non è una partita persa: c’è il media freedom act, legge europea che dovrà prima o poi essere recepita, e che è ricca di garanzie liberali. C’è soprattutto la possibilità di una grande mobilitazione di opinione pubblica, magari in vista del referendum istituzionale. Ma questa è materia su cui eventualmente tornare. Per ora basti dire che è’ una partita ancora tutta da giocare: l’importante è scendere davvero in campo., e farlo con tutti i giocatori.





Image Copyright: Nanopress

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