di Irene Polimeni.
Le teorie sul complotto delle toghe sembravano essere seppellite col berlusconismo. E invece no. Questa settimana nel dibattito politico italiano si è riaperta la longeva questione dello scontro tra politica e magistratura. A scatenarla qualche giorno fa sono state le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto durante un’intervista al Corriere della Sera, nel quale fa riferimento a una sorta di complotto giudiziario per far cadere il governo Meloni. Secondo Crosetto, alcuni magistrati si sarebbero riuniti per boicottare l’attuale governo “antidemocratico”, in vista delle elezioni europee. Per la maggioranza, la macchinazione della magistratura non sorprenderebbe, alla luce del recente caso Palamara e in virtù delle passate ostilità politiche rispetto ai governi di destra. Nulla di nuovo, se si pensa che fino a un mese fa, il governo Meloni era in aperto scontro con l’Anm per i provvedimenti inadeguati sui migranti e l’attacco ad personam alla giudice Apostolico.
Le accuse ai magistrati di questi giorni scatenano un caso politico che si combatte tra colpi di tweet su X e scontri polemici sui vari forum televisivi. Le prime reazioni dure giungono dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, che ritiene l’accusa di Crosetto “inaccettabile e inquietante, in sostanza un’accusa di eversione”, prospettando un imminente incontro col ministro. L’opposizione si schiera subito all’attacco. Sulla stessa linea politica, Elly Schlein e il leader del M5S, che girano le accuse di complottismo al governo e denunciano la vicenda come copertura dei fallimenti politici della maggioranza. Più moderata la replica del leader di Italia Viva, che si allinea alla richiesta del PD affinché Crosetto riferisca la sua denuncia in Parlamento con prove fondate. A destra, la Meloni si attiene al suo obbligo morale di difendere i suoi fedelissimi, ribadendo le posizioni di ostilità della magistratura sul riaperto caso Delmastro. Sul piede di guerra la Lega, col vicesegretario Crippa che sostiene che gran parte della magistratura in Italia attacca quando il centrodestra è forte e insiste sull’urgenza della riforma. La reazione meno attesa per i meloniani arriva tuttavia da Forza Italia, che contesta apertamente sulle promesse non mantenute circa la riforma della giustizia.
La polemica sulla magistratura scoppia infatti nel momento in cui il governo è impegnato a destreggiarsi tra il grande bluff sui provvedimenti di riforma della giustizia, i test psicoattitudinali per le toghe e il “frecciagate”. Lunedì sera, per non bastare, il Csm fa la prima retromarcia (imbarazzante) sulla questione dei magistrati fuori ruolo. Pur constatando, come sostiene Cacciari, che lo scontro politico con la magistratura sia un “vizio fisiologico”, sorgono spontanei alcuni interrogativi: dietro le “preoccupazioni” del governo potrebbero celarsi paure di nuovi scandali giudiziari? Vi è davvero bisogno di “neutralizzare la magistratura che fa politica”, come sostiene il ministro della protezione civile Musumeci, per garantire l’autonomia e l’autorevolezza della magistratura stessa? Stona poi che a scagliarsi contro le toghe sia nientemento che l'istituzionale Crosetto, secondo molti apprezzato per la sua ragionevolezza, ma che da ministro della Difesa ricopre il ruolo di nominare il Comandante Generale dell'Arma, un corpo che materialmente si occupa di condurre indagini. Una stortura non da poco, che impone un'adeguata spiegazione per le dichiarazioni rese forse con troppa leggerezza. Tutto sommato, alla luce dei trascorsi non troppo amichevoli tra il governo Meloni e la magistratura e in vista della persistente esitazione sull’applicazione della riforma della giustizia, non appare affatto fuori dalla realtà che si tratti dell'ennesima manovra che punti a confondere le acque, in un vortice di complottismo secondo il quale la colpa degli insuccessi va sempre ricercata altrove. Stavolta è toccato alla magistratura.
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