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In Iraq sarà legale sposare le bambine

Writer's picture: Koinè JournalKoinè Journal

di Denise Capriotti.


Il dibattito sulla proposta era in corso da tempo, con forti pressioni da parte dei legislatori conservatori sciiti, che hanno sostenuto la necessità di allineare le leggi irachene ai principi islamici tradizionali. Secondo queste forze politiche, la legge sul matrimonio infantile avrebbe dovuto abbassare l'età del consenso sessuale dai 18 ai 9 anni, in linea con alcune interpretazioni delle leggi religiose. Questo approccio, hanno sostenuto i promotori, avrebbe ridotto l'influenza della cultura occidentale sulle tradizioni irachene. Un cambiamento che, secondo gli esperti, potrebbe rallentare il progresso e riportare il paese verso un conservatorismo religioso estremista.

 

Questa legge rappresenta un significativo passo indietro per i diritti delle donne in Iraq. Non solo il matrimonio infantile rischia di aumentare il numero di unioni precoci, ma il provvedimento pone anche nuove restrizioni ai diritti femminili in altre aree cruciali. Secondo le previsioni, la legge potrebbe limitare il diritto delle donne al divorzio, alla custodia dei figli e persino all'eredità, minando ulteriormente la loro posizione nella società. 

 

La comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani hanno condannato la mossa come una violazione dei diritti fondamentali delle donne e dei bambini, mentre in Iraq la legge alimenta un ampio dibattito interno sul futuro delle libertà civili nel paese.

 

In Iraq, il fenomeno delle "spose bambine" è un dramma che continua a segnare la vita di migliaia di ragazze. Secondo un'indagine dell'UNICEF, circa il 28% delle ragazze irachene si sposa prima dei 18 anni, spesso sotto pressioni o costrizioni. Questi matrimoni hanno conseguenze devastanti. 

 

Le bambine, private della possibilità di proseguire gli studi, si trovano a vivere in isolamento sociale ed economico, con scarse opportunità di lavoro e, frequentemente, subiscono violenze fisiche e psicologiche. 

Invece di intensificare le leggi per prevenire il matrimonio precoce e supportare le giovani nel completamento del loro percorso educativo, la nuova normativa sembra, paradossalmente, favorire e legittimare le unioni forzate.

 

Le proteste degli attivisti e del popolo iracheno

 

L'approvazione della nuova legge ha suscitato forti reazioni da parte dei gruppi per i diritti delle donne e dei minori. Le organizzazioni locali hanno definito la normativa una vera e propria "legalizzazione dello stupro sui minori", denunciando una gravissima regressione rispetto agli sforzi per proteggere le giovani ragazze dalla pratica del matrimonio forzato.

 

Raya Faiq, coordinatrice di una coalizione di gruppi che si oppongono alla modifica della legge, ha espresso la sua indignazione in un’intervista al Guardian: “Mio marito e la mia famiglia si oppongono al matrimonio infantile. Non possiamo permettere che una legge del genere diventi realtà." La sua posizione rispecchia quella di numerose altre attiviste e cittadine che considerano il provvedimento un grave passo indietro nei diritti fondamentali delle donne.

 

Anche la giornalista irachena Saja Hashim ha richiamato l’attenzione contro l'influenza crescente dei chierici nel determinare il destino delle donne nel paese. "Il fatto che i chierici abbiano il sopravvento nel decidere il destino delle donne è terrificante. Temo tutto ciò che da oggi accadrà nella mia vita di donna", ha dichiarato Hashim, sottolineando le implicazioni negative che la legge potrebbe avere sul ruolo delle donne nella società irachena.

 

Perchè avviene questo fenomeno?

 

I fattori che alimentano il fenomeno del matrimonio infantile sono molteplici e variano significativamente in base al contesto sociale e culturale di ciascun paese. In generale, il matrimonio precoce è il risultato di una combinazione di povertà, disuguaglianza di genere e mancanza di protezione dei diritti dei minori, condizioni che vengono spesso aggravate da bassi livelli di istruzione e da radicate norme sociali e culturali. 

 

La povertà, ad esempio, spinge molte famiglie vulnerabili a vedere nel matrimonio di una figlia una soluzione per garantire la sopravvivenza del resto della famiglia, specialmente in periodi di crisi, come nel caso del Covid-19. 

 

La discriminazione di genere, poi, gioca un ruolo cruciale: in molte società prevale ancora una visione patriarcale che considera la donna come subordinata all'uomo, limitando le opportunità educative e professionali per le ragazze e relegandole a ruoli di madre e moglie. In tali contesti, le ragazze più giovani sono considerate più obbedienti e adatte al matrimonio. 

 

Un altro fattore che contribuisce a questo fenomeno è la pratica della dote, che in molte culture prevede un pagamento da parte della famiglia della sposa alla famiglia dello sposo. Sebbene non sempre venga pagata in denaro, l'entità della dote dipende dall'età della ragazza: più giovane è, minore sarà l'importo richiesto.

 

Dove succede?

 

 

In Medio Oriente e in Nord Africa la pratica dei matrimoni precoci continua ad essere un problema diffuso. In questa regione circa il 18% delle ragazze si sposa prima di aver raggiunto la maggiore età. In Yemen e in Egitto la percentuale arriva al 25%.

 

In America Latina e nei Caraibi si stima che circa 4,5 milioni di donne siano state costrette a sposarsi quando erano ancora minorenni.

 

In Europa il problema del matrimonio infantile non è molto diffuso. L’Unione europea, infatti, ha adottato concrete misure per contrastarlo. Tra queste c’è la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, che impegna i paesi a battersi contro il fenomeno delle spose bambine. Ma ci sono ancora alcuni casi segnalati in Bulgaria e Romania.

 

L’usanza di dare in sposa fanciulle in età molto precoce è tipica di società dai costumi arretrati e patriarcali. Fino a una cinquantina di anni fa, anche nelle zone rurali dell’Italia si verificavano ancora casi di madri a soli 15 o addirittura 12 anni. Dal 2019 è stato introdotto nell’ordinamento italiano il reato di matrimonio forzato e l’età minima per i casi eccezionali di matrimoni tra minori è di 16 anni.

 

Quali sono le conseguenze?

 

Alle cosiddette “spose bambine” vengono negati diversi diritti umani fondamentali, a partire da quello all’istruzione. 

Queste hanno una probabilità significativamente inferiore di completare la loro istruzione e di raggiungere il loro pieno potenziale. Ciò limita le loro opportunità di lavoro e la loro capacità di partecipare attivamente alla vita pubblica, privando non solo loro stesse ma anche l’intera comunità, di un potenziale contributo alla crescita economica e sociale.

 

Inoltre, le gravidanze adolescenziali sono una delle conseguenze più pericolose di questa pratica, poiché comportano un rischio maggiore per la salute della madre e del bambino. In gravidanze precoci, il rischio che il bambino muoia nel suo primo anno di vita è del 60% più alto rispetto a quello di un bambino nato da una madre maggiorenne. Nel caso in cui il bambino sopravviva è molto più probabile che soffra di malnutrizione, basso peso alla nascita o che vada incontro a problemi di sviluppo cognitivo e fisico.

 

Come se non bastasse le minorenni che si sposano hanno più probabilità di essere vittime di violenza domestica, maltrattamenti e abusi sessuali da parte del partner, aumentando esponenzialmente il rischio di contrarre malattie e infezioni trasmesse sessualmente.

 

Come arginare il problema?

Per combattere la diffusione dei matrimoni precoci, è fondamentale adottare politiche che ne vietino ogni forma, estendendo il divieto anche ai matrimoni tra i ragazzi prima dei 18 anni. 

 

Un pilastro per contrastare il fenomeno è rappresentato dall'investimento nell'istruzione femminile. Più a lungo le ragazze restano a scuola, minori sono le probabilità che diventino spose bambine. 

Secondo le stime dell'Unicef, garantire a tutte le ragazze l'accesso completo all'istruzione secondaria potrebbe ridurre i matrimoni precoci di ben il 66%. Se, inoltre, tutte le ragazze avessero l'opportunità di proseguire con l'istruzione superiore, il calo sarebbe ancora più significativo, superando l'80%. 

 

Un cambiamento strutturale nella formazione delle giovani generazioni potrebbe quindi giocare un ruolo cruciale nel prevenire questa pratica e nel promuovere l'uguaglianza di genere.

La sensibilizzazione su queste tematiche è fondamentale, conoscere cosa accade intorno a noi deve essere alla base dello spirito critico di ciascuno. Nel 2025 non si può voltare le spalle di fronte a una violazione dei diritti umani di questo calibro. È inaccettabile ignorare l’abuso fisico e psicologico che una bambina di soli 9 anni potrà subire da ora in poi in Iraq.

 

 

 

Bibliografia


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