top of page

"Non c'è più religione!" FALSO.

Writer: Koinè JournalKoinè Journal

di Andrea Di Carlo.


Quella che sembra una battuta ironica e scherzosa è in realtà falsa o quantomeno controversa. Il fattore religioso non è morto; si manifesta in altre modalità più o meno evidenti. Se ovviamente una linea politica conservatrice denuncia (a pro suo) la fine della moralità e la mancanza di fede nel mondo secolarizzato e moderno, neanche a sinistra non c’è stato un ripudio della religione. La si utilizza in modo diverso, ma sopravvive nonostante le ingiuzioni marxiste. Andiamo per ordine e iniziamo con l’esaminare il testa che sanziona la fine della religione nel mondo capitalista, la celebre Etica protestante e spirito del capitalismo weberiana (1905).


Weber, razionalità e religione

La tesi di Max Weber (dell’Etica è che il capitalismo è la causa della Riforma. L’ammonimento calvinista di non spendere in quanto dono di Dio. L’autore stesso è dell’opinione che la fede sia il frutto di “laboriosità” (“industry”) e “parsimonia” (“frugality”) (Weber 1997: 111). La religione si fonda sull’utile e sul risparmio, diventando quella che Weber definisce “ascesi intramondana” fondata sulla “Bibliocrazia”, un regime socio-politico che si fonda sulla primazia della Parola di Dio (Weber 1997: 88-89). A detta di Weber, la visione protesta della religiosità ha prodotto il celebre disincanto del mondo. Sostiene l’autore che fenomeni apparentemente inspiegabili potevano essere spiegati attraverso la religione. La fede dunque era la spiegazione per l’indicibile. Ma, come menzionato in precedenza, la razionalità illuminista e il “calcolo” del capitalismo hanno ridotto la religione alla sfera privata, la quale non deve interferire nel mondo naturale cosiddetto naturale (Weber 2004: 37).


A mo’ di esempio si pensi alla caccia alle streghe che sconvolse l’Europa e la Salem puritana tra il 1500 e il 1600: erano la religione o la superstizione popolare a offrire una spiegazione a simili fenomeni, quello Tyson (2011: 5) chiama “soprannaturale”. In sintesi, seguendo la tesi weberiana, dovremmo essere immuni dalla religione e delle sue manifestazioni. In realtà non è così.

 

Donald Trump e il soprannaturale

Si può dire che Donald Trump non può che essere una figura di riferimento per il ritorno del religioso nella sfera pubblica. Il presidente, durante la campagna elettorale, ha utilizzato toni apocalittici affermando di essere “la vendetta” oppure “la voce” e addirittura “il guerriero” del popolo oberato (leggi: dei bianchi). Nel tentato omicidio durante un comizio in Pennsylvania, Trump ha detto di essere stato “salvato da Dio perché la mia missione è salvare il paese”. Più noto è certamente il suo richiamo insistente alla presunta “caccia alle streghe” a causa dei suoi innumerevoli processi.


In pochi negherebbero che Trump abbia fatto (e continui a fare) propaganda. Quello che tuttavia mi preme evidenziare sono l’uso quasi parossistico della Bibbia (Dio fa giustizia ai giusti, ci rammenta il Vangelo) e la fantomatica caccia alle streghe. La motivazione, a detta di Sacvan Bercovitch, uno dei più importanti americanisti del XX° secolo, è l’influenza dei Puritani. Essi trovarono rifiugio in quelle che erano tredici colonie e credevano che sarebbero stati in grado di realizzare la loro teocrazia.


Ma la psiche puritana è millenaria e l’adesione pedissequa all’ortodossia calvinista e alla predistinazione non fa altro che causare insicurezza e spinge ad affidarsi alla provvidenza (Bercovitch 2011: 82, 86). Perry Miller, che assieme a Bercovitch è una delle figure chiave dell’americanistica del XX° secolo, asserisce che tutte le cose sono nelle mani della provvidenza (Miller 1953: 41). Da qui l’ansia di sapere se si è tra i pochi eletti oppure tra i molti dannati. Il celebre autore statunitense Thomas Pynchon nel suo celebre L’arcobaleno della verità (1973) suggerisce che nel mondo è sempre possibile scorgere il segno di una cospirazione, un segno che non comprendiamo ma che rimanda a Dio e alla Sua volontà.


Siamo lontani anni luce dalla razionalità calcolatrice del capitalismo di Weber, ma siamo anche lontani dal terorre dei Puritani, poiché la religione è diventata spettacolo e non più ansia. L’afflato religioso di Trump (ammesso e non concesso che ne abbia uno) è un simulacro: la fede è diventata spettacolo da poter vendere. Come sostiene Baudrillard (1980: 51)  


Se Dio stesso può essere simulato, e cioè ridursi ai segni che ne fanno fede? Allora tutto il sistema perde la sua legge di gravitazione, a sua volta non è più che un gigantesco simulacro non irreale, ma simulacro, vale a dire che non si scambia più con il reale, ma si scambia in sé, in un circuito ininterrotto a cui non appartengono affatto né la “referenza” né la circonferenza.

Il presidente statunitense ha trasformato la religione in un grande parco giochi, dove tutto è vendibile o, utilizzado ancora le parole di Baudrillard (2010: 142), in un “neoreale”.Di conseguenza anche il nucleo stesso delle dottrine evangeliche sono uno spettacolo. Si pensi alla Bibbia firmata dallo stesso Trump (dai costi astronomici) oppure ai suoi vari proclami religiosi. Dio si è ridotto a mero esibizionismo, di fronte al quale i Puritani sarebbero inorriditi.

 

Le (supposte) radici cristiane dell’Europa

È un ritornello che si sente frequentemente: le radici dell’Europa sono innegabilmente cristiane. Scopo di questa sezione è dimostrare invece che l’Europa non è necessariamente un continente cristiano. Bisogna tenere in mente questa osservazione in quanto le radici cristiane dell’Europa servono alla causa dei gruppi conservatori europei per sfidare e demonizzare l’Islam.


Iniziamo con un dato incontrovertibile: l’Europa è certamente popolata da un folto gruppo di confessioni cristiane, siano esse cattoliche romane o protestanti. Alcuni paesi espongono simboli afferenti al credo cattolico-romano in strutture pubbliche (Italia) oppure in documenti ufficiali si richiamano al dogma cattolico romano (si veda l’inizio della Costituzione irlandese con l’invocazione alla Trinità). Da parte protestante, la Chiesa anglicana e le chiese luterane di Danimarca, Svezia e Norvegia sono un moderno esempio di cesaropapismo (la regina o il re svolgono anche la funzione di capo della chiesa). Il cesaropapismo anglicano-luterano, tuttavia, non implica un governo teocratico, ma è il risultato della deferenza di Lutero al potere secolare.


La chiesa ortodossa è la confessione egemone nell’Europa orientale e nella gran parte dell’ex blocco sovietico. È opportuno anche ricordare che l’esposizione del crocifisso nelle scuole italiane è stata oggetto di un caso presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo; nella storica pronuncia Lautsi v. Italia (2011), la Corte ha da ultimo deciso di non intromettersi nella gestione della religione nei paesi membri (Annicchino 2018: 8-9). In quello che sembrerebbe un monoconfessionalismo, si aggiunge una terza religione, l’Islam. Si tratta di fatto della religione ufficiale in Albania e in Turchia, con un numero significativo di aderenti in Francia, Germania e Italia.


La retorica delle radici cristiane è anch’essa un simulacro: Dio è diventato spettacolo. Questo simulacro inserisce in un momento in cui il numero dei musulmani è sensibilmente superiore ai cristiani. Da qui l’emersione di teorie cospirazioniste contro l’Islam (si pensi, per esempio, all’Eurabia, con cui si preconizza la completa sostituzione dell’occidente cristiano con la fede islamica). In questo contesto il sociologo statunitense Rogers Brubaker introduce la distinzione tra “civilizationism (tradotto come “civilisazionismo”, che si oppone a una certa cultura socio-politica) e “Christianism” (tradotto “cristianismo”, un concetto nazionalista e religioso). Col primo termine, Brubaker intende la minaccia dell’Islam alla civiltà di fede cristiana e col secondo si tratta di preservare le tanto amate radici cristiane (Brubaker 2017: 1193).


A questo quadro ostile si inserisce anche l’onnipresente terrore del crollo delle nascite e della conseguente minaccia per il mondo occidentale (leggi: bianco e cristiano). Vari politici europei sono preoccupati da questo fenomeno (si pensi a Emmanuel Macron, che l’anno passato aveva addirittura parlato di un riarmamento demografico). Invece di riconoscere che le politiche neoliberiste dei governi occidentali sono l’unica causa della bassa natalità, si incolpa l’Islam di aver prodotto il fantomatico crollo delle nascite ricorrendo alla retorica civilizionista descritta da Brubaker.


Un argomento secolarizzato (il crollo delle nascite) è in realtà un furbo escamotage politico per distogliere la colpa dalle politiche economiche del mondo occidentale. Sara Farris definisce femonazionalista la svolta “laica” e “femminista” di Marine Le Pen, cioè pura e semplice xenofobia (Farris 2017). La leader del Rassemblement National starebbe, come sostiene Blecher (2024: 5), ha prodotto un’illusione di femminismo. Oltre al femminismo di facciata, il partito maschera l’ostilità verso l’Islam facendo leva sulla laicità dello Stato (sancita dalla legge del 1905). Le destre europee, come il presidente statunitense, fanno ricorso alle supposte radici cristiane, al femminismo e al secolarismo per attaccare frontalmente l’Islam.


La religione, anche nel caso del Vecchio Continente, non è sparita dalla vita pubblica, anzi si è ugualmente spettacolarizzata. Si pensi ai vari baci di rosari, alla celebrazione televisiva della preghiera per i defunti o all’omaggio annuale a Giovanna d’Arco.

Teologia politica e la fine del simulacro


Finora si è molto insistito sul fatto che, pace Weber, la religione non è stata sostituita dalla razionalità capitalista. Rimane adesso da vedere in che modo la religione non sia sparita ma, come dice il controverso giurista tedesco Carl Schmitt, sia invece la secolarizzazione di norme religiose. La vicenda umana di Schmitt è complessa; perché rifarsi al braccio legale del nazionalsocialismo per spiegare la presenza della religione nella vita pubblica? Il giurista di Plettenberg dà risposta a questa domanda nella celebre Teologia politica (1922). L’autore sostiene che “tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati” (Schmitt 1972: 61).


Le conseguenze dell’assunto schmittiano sono semplici: il re è l’ipostasi secolare di Dio, così come l’indulto è la manifestazione delle indulgenze, etc. A livello politico, invece, la questione è tutt’altro che semplice. Se il capo dello stato è la secolarizzazione della divinità, allora tutto è possibile. Ritornano in mente le parole del presidente Trump: “sono la vendetta” oppure “vi renderò giustizia”. Se un capo di stato usa queste parole è perché si è oltrepassato il labile confine tra il sacro e profano. La fede spettacolarizzata dell’inquilino della Casa Bianca diventa inquietante quando si pensa all’assalto al Campidoglio. I culti della personalità novecenteschi e attuali sono la conferma della commistione tra divino e terrestre e che molti dei governi attuali si reggono sulla dicotomia religione/secolarizzazione. La teologia politica sopprime l’elemento spettacolare della fede sostituendolo con una visione più ieratica.


“Quindi c’è ancora religione?” Vero!

Alla domanda se la religione è sparita la risposta è semplice: no. Ritornando alla tesi weberiana, la fede non ha preso congedo nel mondo della razionalità capitalista: si presenta in modo diverso. Nell’America di Trump la religione è un simulacro, è una gigantesca simulazione della realtà. La retorica delle radici cristiane del Vecchio Continente con tutti i suoi annessi e connessi non differiscono dall’atteggiamento del rieletto presidente.


La spettacolarizzazione della fede, tuttavia, si inserisce nel quadro più complesso della teologia politica, che insiste ancor sulla commistione tra il sacro e il secolare. Se il simulacro non ha conseguenze nefaste sulla realtà (si tratta, in fin dei conti, di uno spettacolo), la teologia politica può avere invece dei risvolti inquietanti. L’assalto al cuore della vita politica statunitense va letto come la cieca fedeltà a quello che è un vero e proprio Dio. Un Dio secolarizzato (Trump) che ha recentemente distribuito delle indulgenze secolari ai suoi crociati (gli assalitori del Campidoglio).


In conclusione, la religione contemporanea è un misto di gioco e di teofania. A Mosca, a Roma, a Parigi, etc. seggono indisturbati e senza contraddizioni Jean Baudrillard e Carl Schmitt.

 

 

 

Bibliografia

Annicchino, Pasquale (2018) La religione in giudizio. Tra Corte Suprema degli Stati Uniti e Corte europea dei diritti dell’uomo. Bologna: Il Mulino.

Baudrillard, Jean (1980) Simulacri e impostura bestie, Beaubuorg, apparenze e altri oggetti. Bologna: Cappelli.  

Baudrillard, Jean (2010) La società dei consumi. Bologna: Il Mulino.

Bercovitch, Sacvan (2011) The Puritan Origin of the American Self. New Haven, Connecticut: Yale University Press.

Blecher, Taryn M. (2024) “Cloaking the Front National: Marine Le Pen, Femininity, and the Evolution of a ‘New’ Far-Right”. Claremont-UC Graduate Research Conference on the European Union (4)2024. 

Brubakers, Rogers (2017) “Between nationalism and civilizationism: the European populist moment in comparative perspective”. Ethnic and Racial Studies 40(8): 1191-1226.

Farris, Sara (2017) In the Name of Women’s Rights: The Rise of Femonationalism. Durham, North Carolina: Duke University Press.

Miller, Perry (1953) The New England Mind. From Colony to Province. Cambridge, Massachusetts, London, England: The Belknap Press of Harvard University Press:

Schmitt, Carl (1972) Le categorie del ‘politico’. Bologna: Il Mulino.

Weber, Marx (1997) L’etica protesta e lo spirito del capitalismo. Milano: Rizzoli.

Comments


bottom of page