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Sarà guerra aperta tra Iran e Israele?

  • Writer: Koinè Journal
    Koinè Journal
  • Jun 16
  • 4 min read

Updated: Jun 18

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di Francesca Grendene.


La tensione in Medio Oriente aumenta in seguito all’attacco israeliano verso l’Iran. Nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno 2025, le forze israeliane hanno bombardato il territorio iraniano, colpendo più obiettivi: si tratta di siti nucleari e militari, ad essere stato maggiormente colpito è stato lo stabilimento di Natanz, l’impianto nucleare iraniano più noto. Questo sito comprende due edifici, uno sotterraneo e uno in superfice, in totale vi sono 10.000 macchine utilizzate per l’arricchimento dell’uranio. Inoltre, tra gli obiettivi delle forze israeliane vi erano anche i vertici delle forze armate e guardie rivoluzionarie iraniane. Secondo quanto riferito da Tel-Aviv, oltre 200 caccia da combattimento, guidati da precise informazioni di intelligence, hanno colpito più di cento obiettivi, eliminando i maggiori leader militari.

 

Tra i leader uccisi, c’è anche il Capo di Stato Maggiore iraniano, Mohammed Hossein Bagheri, considerato l’ufficiale militare di grado più alto nella Repubblica Islamica, e responsabile del coordinamento e della supervisione delle forze armate. Assassinati anche nove scienziati nucleari, il capo delle guardie rivoluzionarie Hossein Salami e il comandante Gholam Rashid. A seguito dell’attacco sferrato, Israele ha chiuso le ambasciate in tutto il mondo. In risposta all’attacco, l’Iran ha lanciato diversi missili a Tel Aviv e Gerusalemme colpendo alcuni edifici, provocando decine di morti e centinaia di feriti. Subito dopo l’attacco i rappresentanti del governo iraniano si sono riuniti chiedendo una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che ha affermato la necessità di evitare un conflitto che avrebbe delle conseguenze enormi a livello mondiale.

 

Nel frattempo, si sono attivate le diverse rappresentanze diplomatiche, con l’obiettivo di una de-escalation, ma il governo Netanyahu ha dichiarato che non si tratta di una semplice operazione militare, ma di una guerra a tutti gli effetti contro il regime degli Ayattolah. Il motivo? L’Iran avrebbe in dotazione un programma nucleare ben avviato, indirizzato all’arricchimento dell’uranio per la costruzione di armi nucleari Dunque, Israele ha utilizzato questa motivazione per colpire Teheran, affermando che questo programma minaccia sia l’esistenza dello stato di Israele, sia degli altri stati a livello mondiale.

 

Nelle ore precedenti all’attacco, l'AIEA, l'organismo di controllo atomico delle Nazioni Unite, aveva denunciato lo stato di avanzamento del programma di arricchimento accelerato dell'uranio da parte degli iraniani. Secondo la valutazione dell'apparato di sicurezza israeliano, la cifra delle potenziali bombe potrebbe essere sottostimata e il processo di arricchimento potrebbe essere persino più avanzato di quanto riportato dall'agenzia.

 

Dunque, prima dell’attacco israeliano, l’AIEA aveva emesso una risoluzione contro Teheran, sostenendo che fosse in atto la violazione degli obblighi del trattato di non proliferazione nucleare. L’Agenzia, si legge nel documento, "rileva che le numerose inadempienze dell'Iran nel rispettare gli obblighi assunti dal 2019 costituiscono un'inosservanza degli obblighi assunti dall'Iran nell'ambito dell'Accordo di Salvaguardia". Nel corso degli anni sono stati inviati diversi richiami affinché Teheran si impegnasse nella cooperazione con l’organo di sorveglianza delle Nazioni Unite, richiami che il regime degli Ayatollah non ha però mai rispettato fino in fondo.

 

Proprio in questi giorni era previsto un sesto nuovo round di negoziati in Oman tra Iran e Stati Uniti, deciso durante la visita diplomatica di Donald Trump in Arabia Saudita lo scorso maggio, per il quale si era espresso un cauto ottimismo. I negoziati previsti per domenica 15 giugno dovevano essere molto più profondi rispetto ai cicli precedenti, ma già in quel contesto si era riportata la volontà di Teheran di continuare col potenziamento dell’uranio a fini pacifici, in particolare nel settore dell’energia.

 

L’Iran sta attualmente arricchendo l’uranio al 60 per cento, ben oltre il limite del 3,67 per cento fissato dall’accordo nucleare del 2015, mentre per un uso militare è necessario un tasso del 90 per cento, motivi per cui diversi stati temono la costruzione di una bomba.

Ad oggi, i negoziati previsti non si terranno dopo il duro attacco di Israele, lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri di Theran, accusando anche gli Stati Uniti di complicità col regime sionista israeliano. Dalle telefonate intercorse tra Trump e Netanyahu, 40 minuti prima dell’attacco, lo stesso Trump ha definito questo piano come eccellente, affermando che servirà a convincere la Repubblica islamica iraniana a negoziare in modo serio l’accordo sul nucleare.

 

Lo stesso premier israeliano ha affermato che l’attacco non sarebbe partito senza la risposta positiva del suo alleato più stretto. Nel frattempo, l’Iran che subito dopo l’attacco ha dichiarato che il governo sionista subirà una dura punizione, ha minacciato di attaccare le basi di UK, Stati Uniti e Francia, qualora volessero sostenere Israele.

Intanto, Cina e Russia, che hanno condannato i raid israeliani su Theran, si sono offerte come mediatrici, anche se lo scenario che si prospetta non è affatto positivo e pacifico. L’Iran avrà difficoltà a sostenere questa guerra preventiva contro Israele, viste le pesanti sanzioni e il poco sostegno della comunità internazionale, anche se, in questo caso, è Israele che ha violato le norme del diritto.




Bibliografia

-ISPI: Israele attacca, per l’Iran è una dichiarazione di guerra






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