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  • Writer's pictureKoinè Journal

2. Tutela e certezza: TUTELIAMO l'IVG


di Nicola Costantini


Come abbiamo visto soprattutto durante l'emergenza Covid, la Sanità in Italia è sommersa da problemi (e questo lo si sapeva da tempo). Per anni lo Stato ha trascurato questo servizio essenziale e prioritario per un Paese che ami definirsi civile, scegliendo deliberatamente di definire in maniera sempre più blanda la sua applicazione e il suo finanziamento, grazie anche alla struttura stessa del SSN, cristallizzatasi negli ultimi vent'anni. Con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 la competenza sulla Sanità è passata dallo Stato centrale, e quindi dal governo, alle singole regioni e alle giunte regionali, permettendo così al finanziamento di passare lentamente dalle strutture statali alle nuove compartecipazioni con i privati. Oggi infatti, le prestazioni sanitarie vengono erogate direttamente dalle regioni, e da queste ultime sono quindi concretamente definite nelle modalità di fruizione, nell'ampiezza del servizio, al netto in teoria però dei criteri che il governo centrale fissa attraverso i cosiddetti LEA (indici di definizione e valutazione dei servizi sanitari offerti).


Ad oggi quindi, la discrezionalità delle regioni è limitata solo da una legge dello Stato che esplica quali siano le prestazioni sanitarie da erogare, e dovrebbe definirne anche modi e tempi, garantendone la fruizione agli utenti, pena il commissariamento della gestione sanitaria delle regioni che non rispettano i parametri dei "Livelli Essenziali di Assistenza", i LEA. Questi ultimi vengono aggiornati dal governo con cadenza indefinita (basti pensare che dalla loro nascita sono stati aggiornati la miseria di due volte, in 21 anni) e con il contributo tecnico di istituti nazionali appositamente preposti alle politiche sanitarie; tale contributo è però limitato a definizioni blande e generiche che lasciano molto spazio alle regioni nell'applicazione della legge. Questo chiaramente crea grandi differenze tra le varie aree del Paese, soprattutto dal punto di vista della qualità e della diffusione del servizio: da un punto di vista economico, poichè nelle regioni più ricche il servizio è migliore, ma anche da un punto di vista strettamente politico.


Infatti, soprattutto su pratiche spesso al centro del dibattito pubblico come l'IVG, le regioni si differenziano spesso per il colore politico del presidente in carica, come è avvenuto nel caso delle Marche ad esempio, dove il governatore Acquaroli (FDI) ha reso quasi impossibile l'accesso all'IVG. Tutto questo deve finire, e l'unico modo che abbiamo per combattere questa tendenza è quello di rendere la disciplina statale più penetrante e vincolante per l'erogazione del servizio, oltre che sicuramente più ampia e definita nei suoi obiettivi, che non possono più limitarsi alla mera erogazione di un servizio, ma devono concretizzarsi in politiche di supporto, informazione e prevenzione, oltre che a una definizione più accurata e meno blanda delle varie pratiche IVG che la scienza offre. Tra l'altro, benchè l'IVG sia legalmente disciplinato dalla famosa legge 194/78, non esiste neppure un rimando a questa nel decreto che contiene e definisce i LEA. Non esiste quindi una legge di raccordo tra i due atti normativi, e questo lascia pericolosamente scoperta la disciplina sulla materia.


Quello che serve allora, e che con il progetto "FREE - aborto libero, garantito, cosapevole" stiamo proponendo, è di operare con il legislatore nazionale sul tema dell'aborto con una normativa dettagliata e precisa che lasci poca discrezionalità nell'applicazione del servizio e lo renda realmente garantito e diffuso allo stesso modo su tutto il territorio nazionale. L'aggiornamento dei LEA, con conseguente definizione precisa delle prestazioni necessarie per effettuare l'IVG, sarebbe un modo giuridicamente "sicuro" per limitare la libertà politica delle regioni, scongiurando le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte fino ad ora senza scrupoli.


Tra le numerose differenze presenti tra le varie regioni, non è certo mancata quella relativa all'IVG, che ha svantaggiato ulteriormente alcune aree già depresse, nelle quali, di fatto, non si è libere di scegliere. Intendiamo schierarci a favore di tutte quelle iniziative e quelle politiche virtuose che possiamo riscontrare a livello locale e regionale, istituzionale e non, per spingere ad un intervento legislativo in tema di IVG che è assolutamente necessario per garantire realmente il servizio e la sua tutela. Per rendere l'IVG quello che dovrebbe essere veramente: un servizio per tutti.


FREE è libertà. Libertà di scegliere.

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