di Irene Polimeni.
Il 2024 è appena cominciato e già l’agenda politica italiana si è mostrata meritevole di attenzione. Il primo scherzo del destino ha voluto che la conferenza stampa che la premier Meloni avrebbe dovuto tenere a fine anno, si sia svolta di fatti col nuovo anno, nella tormenta degli eventi politici delle ultime settimane. Tra Mes, europee, Rai e pistole, la presidente ha riferito che il Governo ha fatto e farà salti mortali per trovare le risorse che soddisfino la Legge di Bilancio. Ebbene, ci attendiamo che quest’anno, almeno qualcuno tra le centinaia di buoni propositi che hanno sovraffollato il 2023 non finisca nell’ennesima promessa andata in fumo. Anche se il palcoscenico mediatico del momento è occupato dai drammi commerciali della Ferragni (sarebbe anche ora di smetterla di farlo passare come il principale problema del Paese), ciò che succede dietro le quinte del teatro politico italiano non è meno interessante.
In primis, è il governo Meloni che passa al vaglio. Dietro la corsa alle europee di cui si fa forte, la Premier è impegnata a difendere la faccia dai continui ruzzoloni della classe politica di FDI (una delle solide eredità del 2023). Tra le ansie per la questione aperta di Pozzolo con i suoi giochi di prestigio di fine anno e le pressioni del centro sinistra sui fatti di via Acca Larentia di qualche giorno fa, il governo Meloni sembra non potersi dedicare ai buoni propositi per l’anno nuovo. Ed è per questo che nell’ultima legge di bilancio il governo ha tagliato i fondi per i disturbi alimentari, in un paese con circa 3 milioni di persone che ne soffrono. Il Ministero della Salute e le associazioni hanno già avanzato appelli di protesta affinché non vengano tagliati tutti i finanziamenti, attraverso i quali era stato possibile nei precedenti anni implementare la rete ambulatoriale, quasi inesistente soprattutto nel Sud Italia. La Manovra non è stata nemmeno così generosa con i pensionati, tanto a cuore al centro destra e alla Lega, con un accesso alla pensione quasi dimezzato rispetto al passato. Del resto, predicare bene e razzolare male sembra essere stato il motto del governo anche nel 2023: dalla Tampon Tax (di cui ci eravamo occupati qui), all’aumento dell’iva su pannolini e prodotti per l’infanzia, adesso il governo si supera con l’iva che torna al 22 % anche sul gas.
Se la destra continua a recitare la sua commedia, a sinistra assistiamo al dramma di Schlein e compagni/e. L’unica concreta opposizione degli ultimi tempi di cui si ha memoria, quella sul salario minimo, rimane comunque un caso isolato tra gli sforzi dei maggiori partiti di sinistra, il PD e il M5S. All’apice della scala delle priorità vi è il dimostrare di attaccare la maggioranza con perseveranza, anche a costo di smentirsi, come è successo ieri alla camera durante la risoluzione a favore degli aiuti militari all’Ucraina. Molto meno conta per Schlein dimostrare di avere un partito unito e con posizioni chiare e definite. Che si tratti di un PD che si spacca sulla sua richiesta di astensione dal voto per gli aiuti a Kiev o che si tratti dell’esultanza e del favore dei suoi stessi democratici per l’abrogazione dell’abuso di ufficio, Schlein ha cose più importanti in agenda. Negli ultimi giorni i fatti di Acca Larentia le hanno fornito un argomento degno dei suoi sforzi, tutti concentrati nell’ accusare il governo di nostalgie fasciste che per carità, ci sono eccome. Insomma, la sinistra pare essersi ricordata all’improvviso di Acca Larentia, dimenticando che la commemorazione si è regolarmente svolta anche negli anni del suo governo, e che non erano stati mai fatti dei seri tentativi per impedirla. L’unico attore in scena coerente sembra essere il leader del Carroccio che, facendosi da parte alle europee, probabilmente risparmia l’ennesima dèbacle al suo già martoriato (da lui) partito, soprattutto vista la possibile discesa in campo di Meloni che rischia di fare piazza pulita dei suoi alleati leghisti.
Tirando le somme, non possiamo che appurare che sulla bilancia 2024 il peso sia un tantino sbilanciato sia a destra che a sinistra. Sullo sfondo della scena non resta che chiedersi quando e come i nostri politici avranno tempo di dedicarsi con coerenza ad attuare i loro programmi. Sì, noi vogliamo crederci, che prima o poi Schlein decida di occuparsi dell’emergenza abitativa degli studenti (anche di questo abbiamo più volte parlato), e che prima o poi Meloni decida di non mostrare sfacciatamente che la vera priorità dello Stato sia la riforma sul premierato. Del resto, siamo solo a inizio anno, possiamo ancora attendere per i buoni propositi, e poi, c’è da occuparsi del Ferragni-gate.
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