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Writer's pictureKoinè Journal

L’orgia apotropaica. Halloween e la sua matrice antropologica


di Andrea Pipponzi.


Sono numerosissimi i Paesi del mondo in cui si celebri uno dei caratteri essenziali dell’esistenza umana, qual è il rapporto tra i vivi e i morti – dal Día de los muertos in Messico, alla Festa di Quingming in Cina, passando, ovviamente, per l’autoctono 2 novembre. Seppur gli aspetti festivamente frivoli siano il prodotto di consuetudini piuttosto recenti, nella sua forma originaria, nei suoi caratteri religiosi e cultuali, anche Halloween si pone in linea di continuità diretta con queste antiche tradizioni. Tanto più se, come in quest’occasione, andassimo ad indagare questa ricorrenza partendo dall’argilla con cui sia stata plasmata: la festività celtica del Samhain.

Samhain. Dalla credenza, alla ritualità


Samhain, nel calendario festivo nel paganesimo celtico, si presume indicasse la fine dell’estate, passaggio che, per una società strutturata su un assetto economico agro-pastorale, rappresentava la fine dei raccolti e delle attività d’allevamento, limitando allo stretto necessario durante l’inverno anche la caccia. Ed ecco che, per tali ragioni, tra le tradizioni del Samhain, le ritualità più importanti rispondevano ad una ratio di soddisfacimento delle primarie necessità dell’uomo: immagazzinare le provviste e macellare la quasi totalità dei capi di bestiame (Rogers 2002: 11–21). In altri termini, tra il 31 ottobre ed il 1° novembre, le popolazioni celtiche celebravano a tutti gli effetti la fine del proprio anno calendariale. Durante questi eventi, la comunità si raccoglieva per festeggiare e bere nella consapevolezza delle difficoltà dovute alla rigida stagione invernale, ma anche attendendo la possibilità che si presentassero visitatori dell'altro mondo. Nel sistema religioso-cultuale celtico, infatti, vi era la credenza che nella fase di transizione al nuovo anno, dal mondo dei morti i defunti potessero tornare a vagare per i luoghi in cui avessero vissuto. Ci si aspettava di incontrare i cari trapassati, ma potevano fare la loro comparsa anche molti altri tipi di entità che di umano avevano ben poco: elfi, fate, spiriti ed energie oscure. (Daimler 2016) La matrice rituale dell’odierno travestimento Per ingannare gli spiriti, le persone si scurivano il viso con la cenere dei falò. In questo modo, i vivi avrebbero potuto rivelare la propria identità solo ai propri cari, rimanendo allo stesso tempo al sicuro dalle forze oscure. Il tema centrale del Samhain era quindi la trasformazione. L'anno passava dalla luce alla notte, i morti vagavano nella terra dei vivi, le persone si travestivano da altre entità ed altre entità potevano apparire come persone, gli animali venivano macellati e trasformati in cibo, mentre cereali, frutta e verdura venivano similmente trasformati in scorta per l'inverno. Nell'Irlanda pre-cristiana, la dea associata al Samhain era la Morrigan, dea della guerra e del fato. In tutte le leggende a lei dedicate, è una figura trasformativa e nell'epica irlandese è solita plasmare il fato della propria gente, rendendolo padrone delle proprie vite e liberandolo dalla schiavitù (Daimler 2016). La trasformazione, non a caso, è ancora una parte centrale dell’Halloween moderno. Le maschere e i costumi trasformano chi li indossi in un'altra entità. Anche le maschere più conosciute si rifanno a questo tema: il lupo mannaro è un umano che diventa animale, il vampiro diviene pipistrello, i fantasmi una volta erano persone. La trasformazione assumeva quasi sempre un carattere spaventoso, ma queste narrazioni ritengo che – nel rispetto di una tendenza antropologica volta ad esorcizzare il pericolo – fossero state strutturate affibbiando loro una valenza fortemente, e volutamente, apotropaica. Non a caso, i vivi avevano il potere di uccidere questi mostri, esaltando così la forza di resistere di fronte a difficili pericoli. Così, il lupo mannaro fu il prodotto di un tentativo di scacciare, quantomeno psicologicamente, la paura dagli attacchi di animali, e segnatamente dei lupi (Rao 2018). Ecco allora che le odierne maschere di Halloween si pongono in continuità col comune sottotesto antropologico del Samhain. I costumi che vengono indossati rappresentano paure, nello stesso modo in cui le persone, secoli fa, indossavano maschere proprio al fine di scacciarle. Molti costumi rappresentano la paura universale della morte e dello sconosciuto che, almeno per una notte, viene sottomesso al dominio dell’uomo, che ‘diventando’ – e quindi ‘controllando’ – ciò che normalmente teme, conseguentemente neutralizza il timore stesso. Nel suo significato profondo, Halloween è, o potrebbe essere, il trionfo della speranza sulla paura; ciò che, ritengo, rappresentasse il Samhain per gli antichi Celti. La cristianizzazione del Samhain

Così come molte altre festività pagane, anche il Samhain divenne un rituale ‘rieducato’ al Cristianesimo e alle necessità celebrative del proprio pantheon (sul tema della costruzione del calendario liturgico, Cardini 2016). Nella tradizione celtica, l'inizio dei festeggiamenti era segnalato dall'accensione di un falò attorno al 31 ottobre sulla collina di Tlachtga, nella contea di Meath, e dalla successiva ‘risposta’ sulla vicina collina di Tara. Il rilievo deve il suo nome alla druida Tlachtga, figlia del druido Mug Ruith. Tlachtga fu violentata dai tre figli di Simon Mago, dando alla luce, proprio su quella collina, tre gemelli. L'inclusione di un avversario biblico nella sua storia, ovviamente, colloca la leggenda nell'era cristiana, rimaneggiata ed arricchita sulla base di una tradizione antecedente. Nel VII secolo, papa Bonifacio IV aveva fissato il 13 di maggio come giorno di Ognissanti, ricorrenza con la quale si volevano celebrare tutti quei santi che non avessero un giorno loro dedicato. Come prassi nella costruzione del calendario liturgico, la nuova festività andava a sostituirne una di tradizione pagana: il 13 maggio era l'ultimo giorno della festività romana di Lemuria, dedicata a placare i defunti arrabbiati o senza pace. Fu, da quel che pare, il movimento cluniacense, fra XI e XII secolo, che cristianizzò in via definitiva il vecchio Samhain, trasformandolo nella festa dei santi il 1° novembre e nella ricorrenza dei morti il giorno successivo (Morton 2019). «Trick or treat». Una tradizione secolare Le vecchie tradizioni non erano comunque morte: i falò venivano accesi, ma ora onoravano personalità cristiane, ed anche se si festeggiasse ancora il cambio di stagione, lo si faceva per glorificare Cristo. Molti dei rituali che accompagnavano il volto rinnovato della festività restano sconosciuti, ma dal XVI secolo la pratica del «souling» ne era diventata una parte integrante. I poveri del villaggio o della città bussavano alle porte elemosinando i «soul-cake» (trad. «biscotti delle anime») o «soul mass cake» (trad. «biscotti della messa per le anime») in cambio di preghiere.


Nel XVII secolo il Guy Fawkes Day aggiunse una nuova componente ad Halloween. Il 5 novembre 1605, un gruppo di dissidenti cattolici cercò di assassinare il re d’Inghilterra Giacomo I in un attentato passato alla storia come Congiura delle Polveri. Dato l’insuccesso dell’operazione, il positivo ricordo dell’evento iniziò ad essere celebrato dai Protestanti del Regno Unito come trionfo sul papismo, ed il 5 novembre divenne così il Guy Fawkes Day, occasione per pronunciare sermoni anticattolici e per saccheggiare le case ed i negozi dei ‘papisti’. La notte antecedente il 5 novembre venivano accesi falò, e simulacri di figure mal viste dagli inglesi venivano impiccate in un clima di festa, mentre le persone bevevano, banchettavano e accendevano fuochi d'artificio. Nelle celebrazioni, si diffuse poi un’ulteriore consuetudine, la cui connessione con l’odierno «trick or treat» appare quantomai evidente. I bambini ed i poveri andavano di casa in casa elemosinando soldi o dolciumi, al contempo indossando maschere e spingendo un fantoccio di Guy Fawkes su una carriola.

Jack o' Lantern

Quando gli inglesi giunsero in Nord America portarono con sé tutte queste tradizioni. I Puritani del New England, che si rifiutavano di osservare feste che potessero essere associate ai riti pagani, continuavano ad osservare il Guy Fawkes Day in memoria della loro presunta superiorità rispetto ai Cattolici. I rituali del Samhain giunsero negli Stati Uniti meno di un secolo dopo, con il trasferimento degli irlandesi, i quali, in gran parte cattolici, continuavano invece ad osservare la Vigilia di Ognissanti, Ognissanti e il Giorno dei Morti. Con l’apparato festivo irlandese, venne esportata anche la pratica del «souling». Nei secoli, inoltre, vi si erano innestate anche altre tradizioni popolari, come Jack o' Lantern. La leggenda narrava di Jack l’Avaro, un ubriacone e truffatore irlandese che ingannò il diavolo costringendolo a vietargli l'ingresso all'inferno. Tuttavia, a causa della sua vita da peccatore, non poteva nemmeno entrare in paradiso, finendo così per essere costretto a vagare dopo la sua morte portando con sé solo una piccola lanterna ad illuminare il suo cammino, ricavata da una rapa. Poco dopo il loro arrivo negli Stati Uniti, gli irlandesi sostituirono la rapa con la zucca. «La zuppa di ceci e il pan dei morti» Oggi, Halloween non viene associato a una religione in particolare, viene piuttosto considerata una tradizione laica della modernità. Fanno eccezione le molte chiese neopagane e Wiccan, le quali continuano invece ad osservare le usanze del passato rispettandone anzitutto il loro carattere religioso-cultuale. Dall’altro lato è venuta però formandosi una dialettica di aperta avversione, in particolar modo negli ambienti cristiani, i quali hanno tentato di demonizzare e denigrare questa ricorrenza, in parte affermando erroneamente che Sam Hain fosse il dio celtico dei morti, ed Halloween la sua festa. Eppure, ironicamente, fu la Chiesa stessa grazie all’opera dei cluniacensi – seppur con l’aggiunta di tutte quelle superfetazioni cristianizzanti che abbiamo appena visto – a preservare la tradizione in Occidente.

Premesso che di satanico questa festa non abbia assolutamente nulla, neanche nella sua più frivola performance popolare a cui assistiamo oggi nelle strade di tutto il mondo, il Samhain rientra perfettamente in quella consuetudine dei «riti di passaggio» cara a tutte le società umane. Festa come caos rifondatore (Dumézil 2001). Il Samhain, nel suo evocare il ritorno dei morti sulla terra e la conseguente difesa dai ‘viandanti’ maligni, ripropone il ben attestato schema delle consuetudini orgiastiche ed apotropaiche delle fasi di alterità, di prassi cronicamente riconducibili alle fasi lunari e solari. Rispettano questo schema i Saturnalia romani e, quindi, il sostitutivo Natale. Così come, sempre in ambito cristiano, va in questa direzione la sovrapposizione dell’incarnazione di Gesù con l’equinozio di primavera (stando al calendario giuliano), crasi di una simbologia di salvezza e luce: le giornate si allungano ed il ciclo stagionale si rinnova, così come, simbolicamente, l’incarnazione si fa prodromo della rinascita dell’umanità nel Cristo-Sole. Ed aggiungerei – spogliato l’accaduto dei suoi elementi politici – che orgiastica è anche la morte di Gesù, narrata dai suoi seguaci con parole grondanti di sangue. La passione del maestro (inteso, qui, quale guida di un gruppo di discepoli), la cui morte rituale è passaggio imprescindibile per il compimento della promessa messianica.

Il Samhain, questi portati orgiastico-rituali, li aveva insiti nella propria natura. Nella sua forma arcaica, nella sua forma originaria, Halloween era quindi il prodotto dell’essenza d’essere umani, dei loro timori. Una ricerca delle fasi stagionali in cui ‘performare’ gestualità e riti che rappresentassero la distruzione di ciò che fosse, per accogliere ciò che sarà. Con questo non si vuole difendere e/o giustificare la celebrazione di Halloween, tema di per sé piuttosto futile e distante dagli interessi del sottoscritto. Ma la comprensione della tortuosa evoluzione e dei fenomeni storici che abbiano contribuito a plasmare l’attuale ‘notte magica’, dovrebbe spingerci a riflettere su quanto, nelle festività che scandiscano la nostra esistenza, sia insito un istinto primordiale teso ad infondere speranza contro l’ignoranza del futuro. Come si potrebbe definire Halloween? L’ennesima festività orgiastica, feticcio e summa dell’antropologico timore dell’ignoto.



Bibliografia

-Dumézil G. (2001), La religione romana arcaica, Milano: Rizzoli -Rogers N. (2002), Halloween: From Pagan Ritual to Party Night, New York: Oxford University Press -Cardini F. (2016), I giorni del sacro, Novara: De Agostini -Daimler M. (2016), Gods and Goddesses of Ireland, Alresford: Moon Books

-Rao R. (2018), Il tempo dei lupi. Storia e luoghi di un animale favoloso, Milano: UTET

-Morton L. (2019), Trick or Treat: A History of Halloween, Londra: Reaktion Books







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