Solo chiacchiere, distintivo e telefonate
- Koinè Journal
- 3 days ago
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di Luca Simone.
Nella serata di lunedì, Donald Trump ha parlato per più di due ore al telefono con il suo omologo russo, Vladimir Putin, in quello che il presidente USA ha definito un tentativo di “fermare il bagno di sangue”. Putin, per parte sua, avrebbe definito il colloquio “franco e utile”, avvertendo però che la Russia aprirà a un cessate il fuoco con l’Ucraina “solo se gli accordi saranno appropriati”, nonostante il presidente USA abbia annunciato l’inizio “immediato” di negoziati tra Mosca e Kiev per una tregua.” Ancora una volta, quindi, Putin ha mediaticamente assecondato la boria di Trump ma, nei fatti, non ha mosso un solo passo in direzione di una trattativa. Una trattativa che, al momento, non cerca e non vuole, visto come sta evolvendo la situazione.
Trump, a partire dal suo insediamento, ha investito tutto il suo capitale politico nella ricerca di una soluzione rapida alla crisi in Ucraina. Per farlo ha scelto una linea molto chiara e netta (a dispetto di chi, invece, fa apparire le sue mosse come raffazzonate), che prevede un contatto diretto e solitario tra lui e Putin. Una linea che, per essere portata avanti, doveva necessariamente tagliare fuori l’Europa e l’Ucraina, due entità considerate da Trump come scomode pietre d’inciampo. Bene, al netto di ciò, i risultati di questo tentativo di Washington sono avvilenti.
A dispetto della retorica da “one man show”, Trump non solo non ha raggiunto alcun risultato tangibile, ma ha peggiorato la situazione dell’Ucraina e degli alleati europei, assecondando Putin e contribuendo ad isolare Kiev. Non è un segreto, infatti, che senza la garanzia del potente alleato americano, Zelensky ha molto poco da poter mettere in campo al tavolo delle trattative, e non bastano certo gli alleati europei a colmare il vuoto lasciato da Washington. Trump, quindi, ha scelto in maniera incauta di concedersi a Putin, calcolando in maniera errata quanto questo avrebbe potuto approfittarne.
L’altro risultato negativo ottenuto dall’ex Tycoon riguarda poi i rapporti con gli alleati europei. Bruxelles è infatti ormai consapevole di avere la necessità strategica di legarsi ai destini dell’Ucraina, in quanto un disfacimento di Kiev metterebbe a rischio la stessa sicurezza europea. In tal modo, quindi, Trump ha costretto gli europei a saldarsi ancora di più in un rapporto che, prima della prestazione da “elefante in una cristalleria” del presidente americano, si era allentato. Basta ricordare che, appena lo scorso autunno, infatti, era l’ex cancelliere tedesco Scholtz quello che cercava un abboccamento con Mosca nel tentativo di risolvere la crisi, ed era Biden il capofila della linea “dura”.
Intanto, tra sabato e domenica, Mosca ha lanciato sul paese il suo attacco più intenso dall’inizio dell’invasione nel 2022. Oltre 270 droni su vari territori, compresa la capitale Kiev, molti dei quali intercettati e distrutti prima di poter fare danni. A confermarlo è stato lo stesso presidente Zelensky da Roma, dove ha partecipato alla messa di insediamento di Papa Leone XIV in Vaticano. Questo ultimo gesto di Putin, compiuto poche ore dopo il fallimento del vertice di Istanbul e a poche ore dalla inutile telefonata con Trump, dimostra quanto la Russia sia intenzionata a non fermare le ostilità. Mosca, infatti (e lo conferma anche Bloomberg in una sua analisi), sarebbe convinta di riuscire a concludere la guerra entro la fine dell’anno con la conquista totale di tutti i territori attualmente contesi. Putin ha già interamente conquistato la Crimea e la regione di Luhansk, è in procinto di conquistare le regioni di Zaporižžja e Donetsk (in quest’ultimo settore ha anche aumentato il numero di truppe dislocate), mentre controlla una minima parte della zona di Kharkhiv. Nell’ottica dello “zar”, con l’Ucraina debole e non spalleggiata dagli USA, con un’Europa ancora impantanata nel riarmo e incapace di offendere, questa sarebbe l’occasione d’oro per sferrare un colpo decisivo. Un colpo che, senza l’aiuto di Trump, probabilmente, non sarebbe riuscito a sferrare.
Putin, inoltre, intende portare a termine la conquista di queste aree anche per un’altra ragione strategica. La sua intenzione è infatti quella di riuscire ad ottenere il controllo di quanto più territorio possibile prima che vengano coordinati gli sforzi e si crei un fronte comune per quanto riguarda le garanzie di sopravvivenza di ciò che rimarrà dell’Ucraina. Mosca, infatti, non potrà opporsi all’infinito sia alla possibilità di un ingresso di Kiev nella NATO, che a quella del dislocamento di una forza di interposizione militare a guida europea. Putin sa che dovrà cedere qualcosa, ma per farlo, vuole essere il giocatore con la mano più alta al tavolo. Una mano che, gli sta costruendo Donald Trump con la sua politica sconsiderata.
Tante chiacchiere, ancor più distintivo, ma nessun risultato. Solo tante telefonate.
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