The Shrouds - Segreti sepolti (2024)
- Koinè Journal
- Apr 9
- 4 min read

di Stefania Chiappetta.
Vedere troppo o non vedere affatto? E ancora, se l'atto del guardare nel nostro presente è (soprattutto) legato alle immagini digitali, quanto è concreto il rapporto empatico che si instaura con esse? Se le risposte a quesiti simili possono generare un marasma etico, legato al concetto stesso di riproduzione - e riuso - delle immagini che creiamo, basti anche solo fare riferimento alla "Ghibli mania" legata alle immagini AI di ChatGPT, per David Cronenberg la risposta è quanto mai privata, emotiva: partecipe del passaggio dell'essere nella finitezza del suo tempo.
Il suo ultimo film The Shrouds, dall'Inglese letteralmente "i sudari", presentato al festival di Cannes nel 2024, si apre con un sogno\incubo lucido, in cui un corpo femminile è osservato - spiato - nella morte. Il sogno appartiene al protagonista Karsh (Vincent Cassel), addormentato sulla sedia del suo dentista durante una visita. "Il dolore sta facendo marcire i tuoi denti" dirà il medico a Karsh mentre si sveglia con le lacrime agli occhi, strascico tangibile, concreto di quel dolore invisibile a cui fa invece riferimento il dialogo.
Questo perché l'esistenza del personaggio è - ancora - legata a quella della moglie Rebecca (Diane Kruger), morta circa quattro anni prima a causa di un cancro. In mancanza del possesso - visivo, tattile - del corpo amato, l'uomo ha sviluppato una tecnologia chiamata Grave Tech che permette di osservare i cambiamenti del corpo dopo la morte, grazie ai sudari dotati di telecamera con cui vengono avvolte le salme. Nel cimitero di sua invenzione, uno spazio volutamente astratto in cui le lapidi fanno da sfondo ad un ristorante, le fotografie dei defunti sono sostituite da monitor. Occhi digitali che assistono morbosamente ai vari stadi della decomposizione. Una luce nel buio della terra o, ancor più spaventoso, una volontà vigile pronta a captare un cambiamento nella non esistenza.
Karsh d'altronde è un voyeur ma è soprattutto un esperto di corpi: se lo sente dire spesso nel corso del film e questo non può non ricordare, come pure le sue caratteristiche fisiche, il regista Cronenberg. La mano artistica per così dire, la forza creatrice che vorrebbe ricercare nella morte, nonostante la freddezza della messa in scena del film, un tentativo di vita. Di altra vita, di vita post-mortem. Cosa che sembra effettivamente avvenire quando Karsh mostra a sua cognata Terry - gemella della defunta, corpo doppio dell'amata, sempre interpretata da Diane Kruger - le foto del cadavere di Becca. Sul corpo ormai decomposto si osserva infatti una mutazione ossea. La realtà osservabile diventa quindi dubbio; la conoscenza di ciò che - crediamo - succeda nella morte, un mistero che riaccende il desiderio carnale, sessuale; la trama stessa una matrioska che insegue complotti, sotterfugi, cospirazioni.
Come non si è smesso di sottolineare dalla sua uscita, The Shrouds è per Cronenberg un film personale. Segnato dalla scomparsa di sua moglie nel 2017 e di sua sorella nel 2020, il film è soprattutto un modo per accedere alla morte attraverso le immagini. Di confrontarsi con essa proprio grazie all'ausilio cinematografico, quindi tecnologico, ma per farlo ha bisogno di vedere di più, di scendere in profondità. D'altro canto il cinema di Cronenberg ha sempre attribuito ai corpi umani la possibilità di metamorfosi, e alla tecnologia il potere divino, magico di concretizzarla.
Non c'è demonizzazione nell'uso che l'essere umano fa della tecnologia, ecco spiegata nel film la presenza assidua di dispositivi Hi-tech: l'auto di Karsh per esempio, una Tesla; o l'avatar Hunny, una sua assistente personale che è un altro doppio di sua moglie defunta, la stessa voce, le stesse caratteristiche fisiche. La deriva esistenziale che dal privato si estende alla realtà circostante per distruggerla (ben visibile nel suo film precedente Crimes of the Future), è soprattutto opera della volontà dell'essere umano nel mondo capitalista: l'economia, l'impatto ambientale, la ricerca medica ne sono esempi concreti nel film.
A Karsh l'immagine di Becca mutilata appare spesso nei suoi incubi, ogni volta un suo pezzo viene a mancare: prima il seno, poi il braccio. L'amore non sopravvive nel mondo capitalista, ci suggerisce Cronenberg, allora lasciamo che sia il cinema a conservarne la memoria, l'illusione di possesso, di vicinanza. Alle immagini in alta definizione della decomposizione visibile sugli smartphone, sui monitor cimiteriali, l'uomo affida il fantasma di sua moglie alla dimensione onirica. Perché nonostante una parte del pubblico si sia soffermato sulla patina complottista che riveste il film, la sua essenza sembra risiedere altrove.
In The Shrouds Cronenberg filma le immagini che osserviamo per strati: il primo, quello più superficiale rappresenta la trama in sé, il gusto spettatoriale di ricercare una soluzione a ciò che si - tenta - di vedere. O non vedere. Allora il film sfrutta il tono del thriller, diventa distaccato, privo di presa per l'audience contemporanea. Lo strato più profondo però, racconta altro: non solo il tentativo cinematografico di filmare la morte, quanto il suo mistero impenetrabile, l'elaborazione del lutto, l'accettazione di una metamorfosi inevitabile. Non quella inventata dal cinema di Cronenberg, liberatoria, sessuale, ma la decadenza umana che spetta a chiunque.
Proprio come la mutazione ossea che nel film diventa il motore della storia, l'immagine che osserva la mutazione in scheletro di un corpo umano è in realtà osservazione passiva, falsata. Se Karsh vuole vedere troppo è solo perché le immagini che trasmettono i sudari sono sì empatiche, in risposta ad un bisogno emotivo, ma non sono concrete. Non avvengono, per così dire, tramite la sua osservazione reale. A un certo punto della storia queste trasmissioni dall'oscurità della terra verranno meno, portando alla cecità - simbolica - per Karsh, conducendolo all'impossibilità di capire la verità. A contare è quindi una sorta di ribellione interna dell'immagine cinematografica, un modo per scollarsi dal suo stesso regista: o meglio, dall'immagine che di lui si nasconde nel film. Se per sopravvivergli o no, è ancora presto per dirlo.
Image copyright: Vgmag.
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