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  • Writer's pictureKoinè Journal

Cosa è successo al Gruppo Wagner?


di Manuel De Michelis.


Dopo la morte di Prigozhin e Utkin, capi del celebre gruppo Wagner, conosciuto anche come la “Private Military Company (PMC) più grande del mondo”, le domande sulla sorte di questa compagnia e dei suoi mercenari si sono fatte sempre più insistenti. Si profilavano varie ipotesi di successione o di smembramento ma poi, quasi inaspettatamente secondo alcuni analisti, è giunto perentorio un ordine proveniente direttamente dal Cremlino, che nominava i nuovi vertici della PMC, spegnendo le voci su una sua possibile scomparsa.


Alla testa di questo piccolo esercito privato ma altamente specializzato è stato posto Yanus-Bek Yevrukov, che però sembra essere stato incaricato di occuparsi degli aspetti meramente inerenti alle relazioni commerciali che il gruppo intrattiene con i propri facoltosi clienti, ovvero le giunte militari o i signori della guerra delle zone d’interesse russo in Medioriente e Africa subsahariana. Yevrukov è un veterano della guerra in Bosnia e un politico, e attualmente ricopre anche il ruolo di viceministro della difesa russa ed è stato il principale attore della cooperazione militare, economica, energetica e persino atomica tra la Russia e i paesi africani golpisti presieduti tutti da giunte pro-russe, inoltre, fu proprio lui l’uomo inviato direttamente da Putin a trattare con Prigozhin e con i suoi accoliti durante la “Marcia della giustizia” del 24 giugno 2023, nel tentativo (poi a quanto pare rivelatosi efficace) di farlo desistere dai suoi intenti putschisti. Questo suo ruolo attivo in una delle più gravi crisi politiche e militari attraversate dall’ormai decennale regno putiniano, suggerisce il perché sia stato scelto come successore di Prigozhin dal presidente russo in persona, in quanto non solo membro fedelissimo del suo entourage politico-militare, ma anche personalità gradita alle alte sfere del Cremlino.


Il nuovo coordinatore militare della Wagner scelto per sostituire il defunto Utkin è invece Andrei Troshev, un veterano della guerra sovietico-afgana, che secondo le prime indiscrezioni opererà sotto le direttive del ministero della difesa russo, a dimostrazione di come Mosca abbia la ferma intenzione di tenere sotto stretto controllo quello che è a tutti gli effetti un corpo militare estraneo alla gerarchia ufficiale e la cui posizione per lo Stato Maggiore Russo è difficile da gestire.


La Wagner, però, non è l’unica PMC che opera per conto della Federazione, anzi, quella delle compagnie militari private è una galassia formata da gruppi da combattimento più o meno ampi, politicamente tutti però collegati direttamente o indirettamente a Putin stesso, e tra questi i più importanti sono sicuramente il gruppo Redut e la compagnia Convoy.


La Convoy è la PMC nata più di recente, vede infatti la luce nel novembre del 2022 ad opera di Sergey Aksyonov, attuale presidente della neonata repubblica russa di Crimea e da Konstantin Pikalov, conosciuto con il nominativo “Mazai”, ed ex comandante proprio della Wagner nelle operazioni militari condotte dal gruppo sul territorio della Repubblica centrafricana. Pikalov attualmente ricopre anche la carica di capo militare dalla compagnia, che si distingue per la sua particolare iconografia e per il legame storico che la vede associarsi volontariamente alle temibili unità cosacche al servizio degli Zar, e per avere ottenuto accesso agli archivi storici della decaduta famiglia Romanov, secondo quanto dichiarato da Pikalov stesso. La Convoy ha operato e opera tutt’ora in Africa e, secondo il Centro per gli studi strategici e internazionali, a seguito del golpe in Niger del 2023 potrebbe essere stata incaricata di fornire assistenza tecnica, strategia e militare al neonato regime alla guida del paese, occupando una carica che in passato sarebbe stata invece affidata alla Wagner ormai, però, caduta in disgrazia. In Ucraina la Pmc Convoy non ha però ancora dato prova di sé, dato che le sue truppe (circa 200 uomini in tutto), sono secondo alcuni report attualmente in fase di addestramento in uno dei campi dell’esercito russo per cecchini nell’oblast occupato di Kherson. Questi reparti sono stati visitati da Aksyonov nel Maggio 2023, e diversi analisti militari hanno interpretato questa visita come un’evidenza dello stretto legame politico-economico-militare tra la PMC Convoy e il leader della Crimea russa.


Il gruppo Redut è invece la prima PMC nata su territorio russo, sviluppata inizialmente come azienda di sicurezza privata per protezione di “VIP” e infrastrutture energetiche ad alto potenziale, è tutt’ora legalmente registrata come ditta edile con base a Rostov sul Don. Alla luce di ciò, per la legge russa la Redut non è ufficialmente una PMC, dato che le compagnie militari private non sono considerate legali in Russia. Secondo alcune fonti si presume che La Redut sia stata fondata nel lontano 2003 da ex membri dei servizi segreti russi e che abbia storicamente reclutato le sue truppe dall’aviazione russa fino all’inizio dell’invasione dell’Ucraina. I suoi fondatori principali sono: Vladimir Alekseyev (ucraino naturalizzato russo) che dal 2011 ricopre la carica di Primo Vice Capo della Direzione Principale dei servizi segreti militari russi (GRU) e Anatoly Kazanij, che secondo alcune fonti sarebbe un veterano dell’Armata Rossa. Sin dalla sua fondazione, la Redut si denota per la sua affiliazione e la sua sottomissione all’apparato militare russo ufficiale, ed è emerso che essa ha nel corso degli anni ricevuto cospicui finanziamenti, tanto pubblici da parte del Ministero della Difesa Russa, quanto privati da oligarchi quali Timchenko e Deripaska, entrambi molto influenti nel cerchio magico di Putin.


Il battesimo del fuoco per la Redut si è avuto durante la guerra Russo-Georgiana del 2008 dove, ha ricevuto il compito di addestrare membri delle forze separatiste filorusse abcase per conto dell’esercito federale. La Redut è stata anche coinvolta nella guerra civile siriana al fianco delle forze di Assad e nella crisi del Donbass. La compagnia tutt'oggi partecipa in prima linea ai combattimenti in Ucraina e la sua missione più nota è stata condotta da una sua unità speciale denominata “Nord” (SEVER), affiancata da alcuni reparti scelti della Wagner, che nelle prime ore dell’invasione russa del febbraio 2022 hanno tentato senza successo di assassinare il presidente ucraino Zelensky.


La Redut conta al suo interno anche una propria sezione adibita alla guerra psicologica che dispiega tecniche quali attacchi cibernetici, disinformazione e altri atti ostili di guerra ibrida, anche se tali tattiche militari non sono parte del contratto ufficiale stipulato col GRU (servizi segreti militari), ma rappresenta una parte importante dell’operato svolto dalla compagnia per lo sforzo bellico del Cremlino in Ucraina.


Per concludere, si presume che la compagnia sia collegata ad altre PMC che operano al momento in Ucraina come la “Veterani” composta da reduci estremisti e ideologicamente indottrinati di varie guerre o la Potok PMC finanziata dal gruppo Gazprom ma equipaggiata dai magazzini della stessa Redut, e la brigata Don, composta da volontari di etnia cosacca inquadrati in unità di assalto nella regione del Donbass.


Le informazioni sulle PMC russe sono però scarse e frammentarie, oltre che di difficile reperimento, a causa della nebbia di guerra abilmente calata dai vertici militari russi sul proprio apparato militare, e gli eventi sono ancora in pieno divenire. È certezza però che l’uso delle PMC da parte del governo russo sia una pratica assolutamente consolidata e parte integrante della stessa strategia del Cremlino nonché della sua dottrina, in quanto strumenti adatti ad espandere l’influenza della Federazione nelle aree ritenute di interesse strategico, senza però dover intervenire ufficialmente con le proprie forze armate regolari. Certamente il Cremlino non sembra più intenzionato ad accordare un ruolo egemonico a nessuna compagnia militare privata, come aveva fatto con la Wagner, ma non ha alcuna intenzione di rinunciare ad uno strumento così prezioso, e sembra quindi aver adottato la massima latina del “divide et impera”, evitando di doversi ritrovare nella spiacevole situazione dello scorso giugno.






Image Copyright: TgCom24



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