di Luca Simone
Il 25 settembre, per la prima volta nella lunga e tormentata storia della Repubblica, si andrà al voto in autunno. Lo scenario che noi poveri elettori ci troviamo a fronteggiare è di uno squallore senza precedenti (e per lo squallore abbiamo il palato allenato eh). Abbiamo deciso perciò, di seguire con tre speciali puntate de "L'Editoriale" il percorso dei tre schieramenti che andranno a fronteggiarsi in autunno. Oggi tocca a me, e ho deciso di iniziare dal CSX e dal PD. In particolare su quest'ultimo perchè sulla carta è il partito leader della coalizione.
Lo so, mi voglio male.
Parto dal presupposto che una campagna elettorale insulsa e priva di contenuti come quella del PD (perchè è peggio di quella dei suoi alleati, comunque inesistente, dato che è il partito-guida della coalizione) non l'avevo mai vista. E tra gioiose macchine da guerra, leopardi smacchiati e Renzi che terrorizza gli automobilisti fermi al semaforo in un misto tra Charles Bronson e Fausto Coppi, beh posso dire di averne viste di tutti i colori. Non ho volutamente citato la campagna elettorale di Veltroni perchè non me la sento di infierire, sono comunque fedele alla Convenzione di Ginevra.
Ma tornando alla campagna elettorale (così la chiamano dalle parti del Nazareno), è fondata sulla convinzione di aver già perso (giusta eh, per carità, la matematica non è un'opinione), e l'unico modo individuato per raggranellare qualche voto è quello di agitare il caro vecchio spauracchio del fascismo -che per carità, c'è eccome viste le liste presentate dal CDX- e di porre gli elettori davanti alla scelta amletica: "O noi o il disastro". Il problema è che il think tank che ha elaborato questa strategia fantastica, si è dimenticato di spiegare agli elettori perchè effettivamente dovremmo scegliervi, caro Enrico? Cosa avete in serbo per noi? E la risposta è: non ne abbiamo la più pallida idea, intanto gestiremo noi il PNRR, non faremo la Flat Tax e il presidenzialismo e poi qualcosa improvvisiamo sul momento a proposito della crisi economica e internazionale. Questo la dice lunga sulla profondità delle proposte presentate dal PD.
Basta leggere il programma sul sito ufficiale del Partito (qui il link) per scoprire che si tratta di un involucro drammaticamente e totalmente vuoto. "La Destra di Giorgia Meloni farà tante cose brutte e noi no". Questo è lo scarno succo. Una roba abbastanza insignificante, per fargli un complimento. La speranza di Letta, abilissimo nei giochi di palazzo, ma carismatico in una piazza come (se non peggio di) Tabacci, è che la coalizione Lega-FDI-FI si sfasci -ed è una possibilità tutt'altro che remota-, ma la sua che fine farebbe? Quanto ci metterebbero Di Maio e Fratoianni per iniziare a scannarsi, appartenenti come solo a due mondi incompatibili e non comunicanti? Questa è la vera domanda, che non può non tormentare il nipote ciellino di Gianni Letta. Sì, è il leader della Sinistra di Questo Paese. No Comment.
Di una cosa gli va però dato atto, aver scaricato Calenda è sicuramente un merito, così come l'aver isolato e allontanato un alleato imprevedibile e dannoso come i 5S. Ma sono arrivate già anche le prime dèbacle, come al meeting di Rimini (in teoria territorio alleato), o come la secca smentita del Colle alla possibilità ventilata da alcuni giornali di una non volontà di Mattarella di concedere l'incarico alla Meloni.
Ma detto questo, a Enrì, ma che dovemo da fa'? La fai finita di dire che sei di sinistra solo perchè gli altri dicono di essere di destra?
È ora che il Partito Democratico si muova, almeno ci accorgiamo se è vivo.
Image Copyright: Askanews
Comments