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  • Writer's pictureKoinè Journal

Il Capitano all'ultima spiaggia


di Luca Simone.


Matteo Salvini è ormai assediato dalle alte sfere leghiste. Viene additato come responsabile della disfatta di un partito in emorragia di voti anche nel suo storico bacino elettorale lombardo-veneto a favore di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, un partito che in quelle zone non aveva neppure delle sedi funzionanti fino ad una manciata di mesi fa. Ora, invece, FDI fa paura, alla luce anche della disaffezione dello zoccolo duro leghista fatto di piccoli imprenditori, artigiani e agricoltori che hanno visto la creatura di Bossi nascere, crescere, cambiare, affermarsi e poi crollare improvvisamente. Un crollo che per loro è stato difficilmente metabolizzato, dato che dopo aver tolto la parola “Nord” dal nome del partito, Salvini ha deciso anche di eliminare dalle prioprità le tendenze nordiste e autonomiste dando una vocazione nazionale a quello che prima di lui era un partito che parlava di secessione. Se inizialmente la sua scelta è stata vincente, tanto da averlo portato al governo con i Cinque Stelle, nello spazio di un paio d’anni delle percentuali bulgare e dello strapotere leghista a livello elettorale non c’è più traccia.


La Lega sta affondando, ormai è chiaro a tutti, basta leggere le percentuali attorno alle quali veleggia e agli scarsissimi risultati che ha raggiunto nell’ultimo periodo alle recenti amministrative. Basti pensare che in Basilicata i post dell’account ufficiale del partito sono stati costretti a festeggiare un magrissimo 8%, un tracollo di ben dieci punti percentuali rispetto al 19,2% del 2019. Queste disfatte, accompagnate dalla perdita di consensi a favore di FDI hanno creato non pochi malumori ai vertici del Carroccio e generato ulteriore preoccupazione al segretario federale Salvini in vista delle ormai imminenti europee. È in questa situazione che il Capitano ha dimostrato ancora una volta il suo scarso acume politico scegliendo di candidare il discusso generale Roberto Vannacci da indipendente nelle liste della Lega, accordandogli anche di risultare capolista nelle circoscrizioni Centro e Sud. Una candidatura che traballa anche da un punto di vista legale quella nella circoscrizione Centro, in quanto il Codice militare impedirebbe di candidarsi nella zona in cui si è prestato servizio. Secondo il docente di Diritto Militare Massimiliano Strampelli basterebbe un solo ricorso per farlo decadere se eletto.


Inutile sprecare parole nel descrivere il generale Vannacci, e non certo perché abbracciamo la filosofia del Partito Democratico che invoca di ignorarlo (a quanto pare la trovata disastrosa di Veltroni che scelse di non nominare Berlusconi in campagna elettorale non ha fatto scuola a via del Nazareno), ma perché semplicemente non intendiamo togliere spazio alla nostra analisi che vuole invece concentrarsi sulla situazione interna alla Lega. La scelta di Salvini ha scatenato un vespaio che, a quanto sembra, covava ormai da mesi se non da anni. Oltre a non incassare nessun endorsement dai big del Carroccio, Vannacci si è tirato addosso una valanga di critiche da parte di alcuni autorevoli esponenti del partito che, non è un mistero, mal sopportano la segreteria e i fallimenti di Salvini.


A guidare la rivolta ci sarebbero due fazioni, quella che fa capo al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e quella che fa capo al temutissimo (e stimatissimo) governatore del Veneto, il “doge” Luca Zaia. Il primo alla notizia della candidatura del generale, alla domanda su cosa pensasse delle frasi vergognose pronunciate da quest’ultimo all’indirizzo dei disabili, del 25 aprile e di Mussolini, ha risposto in maniera lapidaria: “Vannacci non è della Lega. Isabella Tovaglieri (candidata alle Europee) è figlia di questa terra, sente quello che pensa la gente, serve il territorio” -e, quando il cronista gli fa notare che Vannacci non è neppure tesserato, risponde quasi stizzito- “frase corretta e contiene già la risposta”. Il governatore del Veneto, invece, ha dichiarato che: “La Lega ha altri valori. Non lo voterò”.


A fare eco ai due capofila del dissenso sono una serie di personaggi minori e non come Massimo Garavaglia, senatore leghista che dichiara: “Totale disaccordo con Vannacci su diverse posizioni, in particolare sulla disabilità. Già che ci sono, visto che il 25 aprile è passato, sono antifascista”. Oppure gli assessori regionali veneti Roberto Marcato e Gianpaolo Bottacin, che hanno dichiarato: “Vannacci non lo voterò mai e poi mai, manco morto, non c’entra nulla con la Lega di 30 anni fa.”


Ma qual è dunque la situazione interna alla Lega e quali possono essere gli scenari futuri? Cerchiamo di andare per gradi evitando di lasciarci trascinare dai sensazionalismi. La Lega è in decrescita costante, è evidente, e il suo segretario Salvini non sembra essere in grado di trovare una ricetta adeguata per riuscire a fermare l’esodo elettorale verso FDI. La scelta di avvicinarsi agli ambienti nazifascistoidi europei ha fatto sì che a Bruxelles la Lega si sia automaticamente tagliata fuori dalla stanza dei bottoni, lasciando campo libero alla coalizione guidata dal PPE (a cui si è invece avvicinata la Premier) che sembra essere avviata verso una nuova vittoria. Una scelta che, esattamente come quella di Vannacci, ha suscitato parecchie critiche all’interno del partito, specialmente in quell’ala guidata da Zaia e Giorgetti che guarda molto di più ad un centro liberale moderato che agli estremismi affascinati dall’uomo forte e dalle derive liberticide.


Salvini, ad oggi, sta pagando il suo errore più grande, ovvero quello di non essere stato lungimirante nel capire dove collocare elettoralmente il suo partito dopo la flessione fisiologica derivata dalla sua partecipazione ai governi tecnici del periodo pandemico. Nel tentativo di spostarsi a destra per rosicchiare voti alla Meloni ha dimenticato di saldare alla Lega il suo elettorato storico, già scosso dall’inconcepibile uscita dalla maggioranza nel 2019 annunciata dalle spiagge del Papete. In questa sua manovra ha però perso di vista un dato fondamentale e, cioè, che FDI non poteva essere intaccato dalla manovra in quanto il suo elettorato di simpatie fasciste rappresenta lo zoccolo duro di un partito con una lunga storia politica, a differenza della Lega targata Salvini, che con la sua storia decennale aveva deciso di chiudere. Così facendo, lo spazio che il Carroccio ha cercato di occupare è risultato già occupato, e i vecchi militanti alle urne hanno risposto picche, scegliendo di dare fiducia a Giorgia Meloni.


La decisione di candidare Vannacci rappresenta l’ultimo disperato tentativo del leader leghista di costruirsi uno spazio elettorale all’interno del mondo estremista, approfittando della virata governista di FDI che, però, al momento non sembra ancora in crisi di consensi. Il malcontento con cui questa scelta è stata accolta dall’establishment leghista ha fatto sì che Salvini legasse il proprio destino da leader del Carroccio al successo elettorale del generale alle europee. Un indipendente che, secondo la lettura salviniana, dovrebbe trainare le preferenze della Lega riuscendo a mobilitare (stando alle stime dei think tank leghisti) il 3% dell’elettorato totale.


La mossa, come abbiamo visto, ha rappresentato l’occasione perfetta per i più critici di smarcarsi dall’operato del segretario, scatenando una pioggia di dichiarazioni contrarie alla candidatura di Vannacci, e saldando ancora di più il destino di Salvini a quello del suo enfant prodige. In caso di successo, la vittoria potrà essere utilizzata come riprova del fatto che la classe dirigente salviniana non è stata in grado di trovare candidati credibili ed è dovuta ricorrere a papi stranieri, in caso di sconfitta non occorre un analista politico per descrivere cosa accadrà. Qualcuno si alzerà e, probabilmente, chiederà la testa del segretario che è stato sconfitto per l’ennesima volta.


Quale sarà il futuro della Lega, dove si collocherà il partito, dipenderà dall’esito delle prossime europee. Quale sarà il futuro di Salvini, invece, dipenderà dal generale Vannacci. Fossimo in lui, non dormiremmo sonni tranquilli.

Buonanotte Capitano.





Image Copyright: QuotidianoNazionale

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