di Luca Simone.
È triste dover iniziare questo articolo riesumando il vecchio mito dell'età dell'oro risalente addirittura ad Esiodo (Le opere e i giorni, VIII secolo a. C.), ma non c'è nulla da fare, sull'attivismo, la generazione attuale, non ha capito nulla. Il caso degli "attivisti" (come amano impropriamente definirsi) di Ultima Generazione è emblematico. Il gruppo nasce in Italia nel 2021, e decide di lanciarsi subito in azioni di disobbedienza civile, caratterizzate da una ricerca spasmodica di clamore mediatico, motivo per cui, ad oggi, Ultima Generazione detiene il monopolio pressochè assoluto dell’attenzione da parte dei media, a discapito di altre associazioni o gruppi, che svolgono invece un lavoro ben più dignitoso e incisivo. Una situazione questa che ha creato notevoli danni alla lotta ambientalista (sondaggio YouTrend del 5 giugno), in quanto essa è stata identificata da parte dell’opinione pubblica soltanto con l’operato di Ultima Generazione, e ha totalmente rimosso tutte le altre sigle che conducono la battaglia in modo diverso e molto più efficace. Sul loro sito possiamo trovare questa emblematica frase, che racchiude al meglio lo spirito che guida le loro azioni: “Siamo la prima generazione a sentire le conseguenze del collasso climatico – e allo stesso tempo l’ultima generazione che può ancora fare qualcosa per contrastarlo in modo efficace. Da qui il nostro nome.” Bisogna ammettere che in quanto a presentazione non è male, sembra assente, ad uno sguardo superficiale, quel portato di stucchevole messianismo che invece caratterizza nel profondo le azioni di questi attivisti. Ma purtroppo si tratta solo di marketing, in quanto il marchio di fabbrica di questa “associazione” è proprio quello di considerarsi investita di un compito divino, e chiunque osi mettere in dubbio questo crisma di santità (e non mi riferisco certo al problema climatico, ma proprio alla loro santità in quanto esseri superiori) è un pericoloso infedele da zittire.
Il problema climatico è una cosa seria: stando ai dati estrapolati dalla Cop26 di Glasgow del 2022, il mondo si sta dirigendo a grandi passi verso uno scenario catastrofico mai visto in precedenza. È falsa dunque la scusa utilizzata da molti negazionisti secondo cui il mondo ha vissuto nel corso della storia altre fasi di cambiamento climatico simili a quelle vissute da noi oggi. Il progresso industriale ha infatti moltiplicato la crescita della temperatura terrestre, un fenomeno esistente sì anche in precedenza, ma mai verificatosi a livelli così preoccupanti. Gli studiosi stimano infatti che entro fine secolo la temperatura terrestre aumenterà di 2,7°C, ben oltre gli 1,5°C stabiliti alla Conferenza di Parigi. Tutta questa situazione rischia di avere un impatto catastrofico per la vita sulla terra, i cui effetti si possono già ampiamente vedere. Negli ultimi anni si sono infatti moltiplicati i disastri ambientali, anche in Italia, e hanno causato decine di morti. L’ultimo evento in ordine di tempo è stata l’alluvione che ha colpito l’Emilia lo scorso maggio. Questi dati sono inoppugnabili, e fanno del problema climatico l’emergenza numero uno da affrontare per l’umanità. Date queste premesse, dovrebbe risultare difficile a qualsiasi persona sana di mente rifiutare di appoggiare Ultima Generazione nella battaglia che combattono, eppure così non è. Anzi, l'operato di questi giardinieri metropolitani, ha addirittura portato moltissima gente a revocare il supporto alla battaglia ambientalista. Ma perché? Dove sbagliano questi simpatici, quanto inutili, ragazzotti/e? Sbagliano in praticamente tutto ciò che fanno. Non è infatti questa la sede per discutere dei loro paradigmi ideologici e delle idee fondatrici del loro pensiero, in primis perché non sono un esperto in materia. Mi sembra dunque il minimo dare per scontato che ciò che dicano sia corroborato da prove scientifiche (e lo è, pur esistendo un ampio dibattito sulla questione, che però non preclude affatto le veridicità delle loro tesi), il problema sta nell'attuazione pratica di questo "programma politico". Davvero imbrattare monumenti storici per far parlare di sé e bloccare il raccordo anulare all'ora di punta serve a consolidare l'opinione pubblica a favore di una giusta battaglia? No. No. E ancora no. Tutti questi atti, nascosti dietro a degli slogan vuoti tanto quanto le teste di chi imbratta Palazzo Vecchio, sono assolutamente controproducenti. Non si va infatti a colpire il simbolo di un effettivo potere responsabile dell'inquinamento, ma si va a "sparare nel mucchio" decidendo di far pagare alla società civile lo scotto di secolo di scellerate politiche ambientali. Il risultato? Che quella società civile, già atomizzata, vittima di un individualismo ormai assunto a religione, non solo si allontana dalle tematiche ambientaliste, ma le rigetta. La massima warholiana secondo cui "non esiste cattiva pubblicità", mal si applica ad una campagna mediatica che deve puntare al coinvolgimento.
La battaglia ambientalista è una battaglia politica a tutti gli effetti, e non può assolutamente essere portata avanti con metodi populisti basati sull’immediatezza. L’urgenza di un pericolo non fa sì che questo possa essere risolto in una giornata, e questa non è una regola dettata dalle lobby del carbone e del petrolio, ma dal normale svolgimento della politica. Chi non comprende ciò, risulta essere semplicemente un ignorante politico. Un soggetto, dunque, pericoloso, in quanto propugnatore di slogan populisti à la carte, basati sull’immediatezza. Un’immediatezza impossibile, e chi si intende seriamente di battaglie, questo dovrebbe saperlo. La lotta portata avanti nelle piazze, nei sit-in, nei picchetti, deve essere una lotta di attrito, di contatto, che deve puntare al maggior coinvolgimento possibile dell’opinione pubblica e della società civile, e non una sfilata in cui l’unico obiettivo diventa quello di leggere comunicati scritti male per farsi riprendere dalle telecamere. Il rischio che si corre (e che Ultima Generazione puntualmente corre) è che si trasforma il Nardella di turno in un eroe che ferma dei semplici vandali. In quell’occasione, il celebre “attacco” a Palazzo Vecchio, si è parlato per caso sui media di temi ambientali? No. Si è parlato dell’idiozia mostrata da dei personaggi che hanno deciso di attaccare il “palazzo simbolo del potere”. Uno slogan tanto ridicolo quanto inutile, che ha ben presto trasformato gli attivisti in dei meme viventi. Risultato: il coprire se stessi (e su questo chissenefrega) e la battaglia che si porta avanti (ben più grave) di ridicolo. Complimentoni.
La reazione psicologica che si è infatti registrata nella società civile con l'aumento delle "azioni dimostrative" di questi personaggi, è stata quella di un allontanamento quasi “per dispetto" da una battaglia che prima avrebbe condiviso, appoggiato, portato avanti. È questo il risultato che Ultima Generazione vuole ottenere? Se la risposta è affermativa, può continuare su questa strada, ma ho come il sospetto che l'ambiente non lo proteggerà più di tanto. Anzi. L'altro tassello fondamentale da tenere a mente per capire il perché del fallimento totale di Ultima Generazione sta nella totale ignoranza politica di questi soggetti/e. In Italia abbiamo già, purtroppo, assistito a fenomeni politici totalmente distaccati dalle normali regole istituzionali, che senza comprendere i meccanismi di funzionamento della politica, sono scomparsi senza che neppure qualcuno si ricordi di loro. Pensate al movimento dei Forconi (esistono ancora? Qualcuno li ha più sentiti?), o ai molto più recenti No Vax, scomparsi nel nulla da cui sono venuti (l’unico ad occuparsene ancora è Paragone con Italexit, dalle fantasmagoriche percentuali vicine all’1%, non credo serva aggiungere altro, meme pure lui ormai). Il tono sguaiato con cui questi ragazzotti/e si presentano in televisione indossando le vesti dei messia dell'ultimo minuto, i loro discorsi infarciti di una retorica talmente tanto schematica da non essere pronta a difendersi dal contraddittorio, rendono il loro apparato dialettico totalmente noioso, piatto, antipatico.
La vicenda dell’ospitata di Chloe Bertini, attivista di Ultima Generazione, a Piazzapulita, rappresenta uno dei casi più eclatanti. Nella puntata del 14 aprile, l’attivista era stata invitata da Corrado Formigli in studio per confrontarsi (badate bene, confrontarsi), con alcuni personaggi, tra cui Francesco Borgonovo, ostili alla battaglia ambientalista. Premesso che per discutere con Borgonovo serve dare fondo a tutte le pratiche zen esistenti, non si può nemmeno iniziare a urlare come al mercato del pesce, alzandosi e abbandonando lo studio solo perché il proprio interlocutore non capisce e non condivide ciò che viene detto riguardo al cambiamento climatico. Il risultato di quell’inutile sceneggiata, che poi è stata addirittura rivendicata dai sodali della Bertini, è stato che a Borgonovo si è data l'opportunità di dichiararsi vincitore di un dibattito che lo stava vedendo totalmente impreparato, e nemmeno la sua consueta boria lo avrebbe salvato da una figuraccia. Purtroppo Chloe Bertini questo non lo ha capito, e invece di mostrare superiorità, ha fatto esattamente ciò che le hanno insegnato i suoi centurioni, ovvero ha iniziato a urlare, sbraitare, e se ne è andata. Già che c’era avrebbe potuto pure imbrattare la Pietà di Michelangelo, così, giusto per far vedere che era in disaccordo con Borgonovo. Inutile fare di tutta l'erba un fascio, ovviamente, ma è anche difficile, con certe premesse, riporre la benché minima fiducia verso Ultima Generazione. Ci terrei a concludere questo breve articolo-sfogo, citando le parole, purtroppo dimenticate, di Chico Mendes, lui sì, un vero attivista ambientalista. "L'ambientalismo senza lotta di classe, è giardinaggio". Vorrei capire dove sta la lotta di classe per Ultima Generazione, dove sta la lotta al capitalismo d’assalto (vero responsabile del disastro ambientale, con la creazione di un modello di sviluppo insostenibile fin da principio), insomma, dove sta l’ambientalismo?
Fate la cortesia di dirci, dunque, Ultima Generazione: è bloccando le auto di migliaia di lavoratori e lavoratrici sottopagati e sfruttati che portate avanti la lotta di classe? È così che li avvicinate ad una battaglia per un futuro migliore? Permetteteci di storcere il naso, ce la ricordavamo diversa la lotta di classe degli anni Settanta. Quando la battaglia, pur partendo da giusti ideali, si trasforma in mero sfoggio mediatico, è bene sempre rileggere le parole di Pasolini riguardo ai fatti di Valle Giulia, quando senza paura attaccò i ragazzotti che per inneggiare alla lotta di classe decisero di picchiare i poliziotti:
“Adesso i giornalisti di tutto il mondo vi leccano il culo. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati ma sapete anche essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccoloborghesi amici. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. (…) Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la magistratura, e vedrete! (…) A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benchè dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, la vostra! In questi casi, ai poliziotti si danno fiori, amici”.
Mutatis mutandis, “amici”, sarebbe ora di fare le cose seriamente, e non a cazzo di cane, perché non siamo sul set di Occhi del Cuore 2, ma nella vita vera. Chi ha orecchie per intendere intenda, in caso contrario, continuerete a fare giardinaggio.
Image Copyright: ArTribune
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