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  • Writer's pictureKoinè Journal

In God we trust.


di Luca Simone.


Il potere di Dio. Può sembrare strano, ma il titolo che ho scelto è il motto ufficiale degli Stati Uniti d’America. E penso che si sia visto più che a sufficienza negli eventi dei giorni scorsi.


Il 25 giugno, in quella che ama definirsi “la più grande democrazia del mondo”, è andato in scena uno spettacolo molto più che raccapricciante. La Corte Suprema ha infatti deciso di abolire il diritto all’aborto su scala nazionale, delegando ai governi dei singoli stati la decisione in maniera autonoma. Si tratta di una decisione senza precedenti, un passo indietro senza senso su un diritto che dovrebbe, ormai, essere consolidato. A quanto pare così non è, e forse non è mai stato se ancora se ne discute. Dio lo vuole. Si è più che sentita la mancanza della giudice progressista Ruth Ginsburg, che però, e questo va detto, avrebbe anche potuto farci il favore di dimettersi quando ancora era presidente Obama, invece di morire in carica sotto Trump, che ha potuto sostituirla con Amy Coney Barrett. Ma questa è un’altra storia. Subito 9 Stati hanno deciso di vietarlo, e altri 12 hanno avviato le pratiche per potersi allineare, temendo forse l’ira divina.


Folle di pro-life in tutto il mondo hanno festeggiato la decisione, qualcuno ha addirittura scomodato l’altissimo, come l’ex presidente Trump, ben conscio che il suo elettorato ultracattolico vuole vederlo mentre lecca e bacia una Bibbia. Non so se il tentato colpo di Stato sia uno dei comandamenti, ma in ogni caso al bisogno si possono emendare. Ora che ci penso, non so neppure se nella Bibbia sia consentito il veto alla regolazione delle armi, ma tant’è. Ma non solo oltreoceano, anche qui nel caro Belpaese si sono spellati le mani i vari Pillon e Adinolfi, trombettieri di un tempo che fu, annunciando (o forse è meglio dire minacciando) di lottare per lo stesso risultato anche in Italia. Come se ce ne fosse bisogno, nei centri per l’aborto quando entri ti guardano sperando tu abbia sbagliato indirizzo. Questo sempre quando i centri ci sono…


Questo evento segna a mio avviso un duplice passo indietro. Se da un lato infatti si tratta di una ritirata per quanto concerne la sfera del diritto, dall’altra si tratta di una pericolosa messa in discussione della laicità dello Stato. Già, perché nel caso non ve ne foste accorti, lo Stato è laico, e ciò significa che l’unico libro a cui dovrebbe fare riferimento è la sua Costituzione, non certo la Bibbia. Personalmente io me ne frego se le donne vogliano abortire o meno, me ne frego altamente. Credo che in una democrazia, l’utilizzo del proprio corpo sia un pilastro fondamentale di libertà, e non si può assolutamente prescindere da questo assunto. Mi viene da ridere perciò quando sento i cantori della destra, come Borgonovo, parlare di “libera scelta democratica” come ha fatto qualche giorno fa a Otto e Mezzo. Mi chiedo se questo signore abbia una vaga idea di quanto ideologizzata in senso negativo sia la sua posizione. Non rendersi conto che una fetta purtroppo non indifferente della popolazione ragioni ancora per “dettami biblici”, impersonando la figura del chierichetto e non quella del cittadino, è un esercizio di prostituzione intellettuale abbastanza stucchevole. Non è tanto democratico decidere per conto degli altri. Magari sbaglio io. No Borgonovo, non sto affatto cercando di farmi querelare, sto solo citando Mourinho. Anche perché di soldi da buttare per lei non ne ho.


Francamente non capisco come si possa ancora oggi rifiutare di comprendere che non ci può essere alcun collegamento tra religione e Stato, non può e non deve esserci. Questi sono i risultati quando ciò avviene, e purtroppo non solo questi. Abbiamo perso di vista l’obiettivo principale, che è quello della difesa della libertà. Io non capisco come l’aborto, l’eutanasia, o i diritti LGBTQ possano essere materia di discussione per persone terze. E poi, che persone terze. Voi vi fareste dire da Adinolfi quello che dovete fare nella vita? Se la risposta è sì, in bocca al lupo, avete scelto di seguire le indicazioni di uno che ha preso 0 voti alle comunali a Ventotene. Tradotto, non si è votato manco da solo. Mi sforzo di comprendere questo rapporto ormai da anni, ma ancora non trovo il filo che dovrebbe collegare il riconoscimento di questi diritti, alla volontà di intromissione da parte della politica che assume funzione giudicante. Si tratta di una stortura che prima o poi andrà risolta.


Io ribadisco il mio totale disinteresse verso la questione dell’aborto, perché non mi riguarda. Ed è da questo disinteresse, che molte persone condividono con me che bisogna ripartire. Io non mi sento chiamato in causa in una scelta che non solo non mi riguarda, ma non è mia. E non sarà un libro, sacro per alcuni ma non certo per me, che mi farà cambiare idea. Così come nessuno si sognerebbe mai di privarvi del diritto di professare la vostra religione, fateci il sacrosanto piacere di farvi i cazzi vostri sulle materie che non vi competono. Mi sono alterato, ma con due rosari torna tutto a posto. “È il corso della democrazia” mi pare una scusa abbastanza stupida da usare per lavarsi la coscienza.


È dal disinteresse che deve partire il riscatto. Perché non si può prescindere dalla laicità e dalla libertà in uno Stato che garantisce e difende i diritti. Figuriamoci se può accadere nella “più grande democrazia del Mondo”. Vero?


In RU486 I trust. We trust.





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Front Image: Avvenire

Text Image: Planned Parenthood Action Fund

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