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  • Writer's pictureKoinè Journal

La marcia dentro Roma


di Luca Simone.


Avevo pensato di indirizzare questo editoriale sulle proteste di Ultima Generazione, che mi hanno francamente stancato, e sulla pessima figura che gli attivisti stanno facendo in qualsiasi trasmissione televisiva vengano invitati, dimostrando una incapacità al confronto francamente preoccupante, ma la Meloni ha cambiato, di nuovo le carte in tavola. In pratica cari “ecologisti da salotto”, vi ha salvato la presidente Meloni. Questa va nel curriculum. Prima o poi però spiegherò i motivi della mia totale antipatia verso il movimento, non certo la battaglia. Come mai però questo cambio repentino di scaletta? Beh, tenetevi forte.


Mercoledì 23 maggio, nel trentunesimo anniversario della strage di Capaci che è costata la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della sua scorta, si è consumato un evento che definire grottesco è francamente lapalissiano. La presidente Meloni, attorniata dai suoi falchi, ha pensato di nominare alla presidenza della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, una sodale di vecchia data. La signora Colosimo, si è appurato, è stata in rapporti, anche piuttosto stretti con Luigi Ciavardini, uno dei terroristi neri accusati e condannati per la strage di Bologna e per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista. Insomma, uno di quei fascisti marci che negli anni Settanta si divertiva a far saltare in aria le persone. L’opposizione è uscita dall’aula per protestare contro una nomina così grottesca, che getta una luce cupissima sul successivo operato della Commissione più importante a livello di lotta alla criminalità organizzata.


Non si è fatta attendere la dura reprimenda di Roberto Scarpinato (M5S), ex magistrato antimafia e ora senatore, che ha attaccato la scelta del governo, che nel giorno dell’anniversario della morte di uno dei suoi più nobili servitori, ha pensato di regalare quest’ultima perla in ordine di tempo. Scarpinato è un uomo per bene, e non è necessario essere grillino per riconoscerlo. Io non lo sono mai stato e mai lo sarò, ma nutro una stima infinita per una persona che ha dedicato la propria esistenza alla lotta alla Mafia, con tutte le privazioni e le difficoltà che questo comporta. E la cosa che più mi ha preoccupato e irritato, è stata la sufficienza con cui la vicenda è stata trattata dalla maggioranza di governo e dall’esecutivo stesso. Ci si è affrettati a cercare eventuali colpe condivise con altre forze politiche per la vicinanza della Colosimo con Ciavardini. Non mi sembra però, che gli altri esponenti politici degli altri partiti, che pure hanno partecipato con la Colosimo agli incontri con Ciavardini siano stati candidati alla presidenza dell’Antimafia. Chi ha obbligato la Meloni a fare questa nomina? Il suo medico curante? Mistero.


Si tratta di una nuova prova di forza della Premier, che ama essere sola al comando, e ama dare questa immagine granitica di sé, come donna che può fare ciò che vuole del Paese dopo l’esito delle urne. Mi chiedo quale sia l’idea di democrazia che viene seguita da questo esecutivo allora. Se alla RAI la lottizzazione sta facendo piazza pulita dei nemici ideologici come Fazio o la Annunziata, lo stesso atteggiamento si sta dimostrando anche nei palazzi che rappresentano il cuore pulsante dello Stato. Già, lo Stato, che non è di proprietà di Fratelli d’Italia, né tantomeno della Meloni. Lo Stato c’era prima che questo sciagurato esecutivo andasse ad occupare Palazzo Chigi e ci sarà dopo, si spera.


Se per la RAI dunque, si possono muovere critiche moderate, dato che la lottizzazione selvaggia è prevista dalla normale prassi dello spoil system (molto meno le critiche alla predominanza ideologica della sinistra, vecchia paura della destra, che ha bisogno di andarsi a pescare gli intellettuali nel 1300, come ha fatto Sangiuliano con Dante), l’utilizzo aggressivo e spregiudicato delle nomine all’interno della macchina statale è qualcosa che lascia una sensazione di disgusto e preoccupazione ben maggiore. Abbiamo capito presidente Meloni che ci troviamo di fronte ad un governo autoritario, non abituato a parlare con i giornalisti (anche perché non sa farlo), che ha particolare antipatia verso il dissenso, anche pacifico (come al Salone del libro, quando quattro fischi sono diventati un caso nazionale di “antidemocrazia”), ma è davvero necessario dimostrare un atteggiamento così sprezzante verso le istituzioni?


A cosa stava pensando Giorgia Meloni quando metteva la corona di fiori al monumento in onore di Falcone? Stava pensando che la sua futura presidentessa della Commissione Antimafia andava a cena con uno che ha ammazzato 80 persone con una bomba simile a quella con cui è morto il giudice? Sarei curioso di saperlo, perché la sua passerella stona abbastanza con quello che stava accadendo nei palazzi delle istituzioni.


Quella che si è consumata in questi mesi dunque è una marcetta su Roma, non una marcia, no quello no. Non sia mai. Anche perché i fascisti avevano almeno il coraggio di ammettere di essere antidemocratici, questo gli va riconosciuto. A Meloni & Co invece piace vendersi come sinceri democratici, quando fa comodo. La caratura discutibile di questo governo sembra dover lasciare degli strascichi che pagheremo caro nei prossimi anni. Mi auguro che chi ha avuto il coraggio di mettere la X sulla casella che recitava “Fratelli D’Italia”, e ambisce a definirsi patriota, si ricordi anche che patrioti sono anche coloro che danno la vita per difendere lo Stato che a loro tanto piace chiamare patria.


E si ricordino anche che un altro illustre morto come Borsellino, votava fieramente Movimento Sociale. Chissà quanto sarebbe contento di vedere una che va a farsi le foto coi terroristi a capo dell’Antimafia. Secondo me farebbe i salti di gioia. Secondo voi?







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