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Writer's pictureKoinè Journal

Million Dollar Baby (2004)


di Enrico Martinelli.


Dietro la fatica c’è la magia di combattere una battaglia, la magia di rischiare tutto per un sogno che nessun altro vede tranne te


Ad una veloce lettura della trama, la venticinquesima pellicola diretta da Clint Eastwood potrebbe presentarsi come un banale racconto sulla rivalsa sociale del protagonista, il quale attraverso il duro lavoro arriva a vincere qualche titolo di campione: tuttavia, i premi e le candidature ottenute, ci suggeriscono di approfondire la trama di Million Dollar Baby. Infatti, la pellicola fa della semplicità nella descrizione il punto cardine della propria narrazione.

Se la storia fosse stata più complessa coinvolgendo sfilze di personaggi con intrecci e colpi di scena, lo spettatore avrebbe avuto difficoltà nel fare l’unica cosa che gli viene richiesta: empatizzare con la protagonista.

L’obbiettivo che si è posto Eastwood infatti, è stato, ancora una volta quello di portare sul grande schermo temi importanti per la società, obbligando gli spettatori a rifletterci sopra.


Maggie, interpretata da Hilary Swank diretta per la prima volta da un regista di tale calibro, è una ragazza tanto umile quanto determinata. Da tempo lavora come cameriera in un diner ma all’età di trent’anni è convinta di poter cambiare radicalmente la sua vita diventando una pugile professionista. Vuole essere allenata a tutti i costi dal noto manager Frankie Dunn (Clint Eastwood), anziano scorbutico e ostile che ha trascorso la sua intera vita in una palestra sporca e maleodorante della periferia di Los Angeles.

Tuttavia, il primo vero incontro che la ragazza dovrà combattere avverrà fuori dal ring e sarà convincere Frankie ad allenarla nonostante il suo essere donna e più anziana rispetto alle altre pugili.

A sostegno della ragazza interverrà il terzo importante personaggio della storia: l’ex pugile Eddie Dupris detto “Scrap” (Morgan Freeman), amico di vecchia data del manager che vive in un buio stanzino all’interno della palestra.

La sua voce ci accompagnerà per tutta la durata della pellicola, esponendo i pensieri dei protagonisti come un narratore onnisciente.

Il legame fra i tre personaggi si rafforzerà con lo scorrere del tempo passato insieme fuori e dentro il ring.

Nell’ultima parte della pellicola quando lo spettatore è pienamente coinvolto nelle dinamiche dei tre, accade il colpo di scena che cambia la narrazione e il senso dell’intero racconto.

Da questo momento iniziano le vere battaglie per i protagonisti, che verranno combattute fino alla fine del film, fra chi lotterà per accettare la propria condizione e chi farà i conti con il proprio senso di colpa.


La trama è ispirata da alcuni racconti scritti da F. X. Toole, autore americano che ha trascorso una vita molto simile a quella della protagonista. L’autore che ha iniziato a combattere sul ring “per scelta e per caso” dopo aver fatto per anni lavori di tutt’altro genere, è stato pugile e allenatore professionista per più di due decenni. Purtroppo, un mese dopo che Eastwood ha acquisito i diritti delle sue opere, l’uomo è venuto a mancare, non potendo mai vederne la trasposizione sul grande schermo.


Le tematiche trattate, la profondità del racconto e la professionalità degli attori sono valsi al film numerosi riconoscimenti da parte del pubblico e della critica. Tra i più rilevanti sicuramente spiccano i 4 premi oscar per “Miglior Film”, “Miglior Attrice Protagonista” ad Hilary Swank, “Miglior Attore non-Protagonista” per Morgan Freeman e “Miglior Regia” per Clint Eastwood (candidato anche come “Miglior Attore Protagonista”).

Million Dollar Baby non è un semplice film sulla boxe, è un film sulla lotta, sull’affermazione di se stessi, sull’importanza di raggiungere i propri obbiettivi, qualunque essi siano, al fine di vivere una vita migliore.






Image Copyright: MyCanal

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