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  • Writer's pictureKoinè Journal

Schlein, Meloni e Messina Denaro


di Valentina Ricci.


Eccoci qua, al primo editoriale dopo le vacanze di Natale; di cose ne sono successe in tre settimane, ma non si può dire che gli effetti degli eventi siano stati tanto sconvolgenti quanto gli eventi stessi. La Chiesa cattolica ha perso il suo papa emerito, Benedetto XVI, il mondo del calcio ha perso una delle personalità più conosciute e amate, Gianluca Vialli, il governo è riuscito a far approvare all’ultimo momento utile la legge di bilancio, in Sicilia è stato arrestato l’ultimo capo della “vecchia” Cosa Nostra stragista. Allora, finiti i panettoni, andiamo a vedere bene quale scenario ci accompagnerà nei prossimi giorni.


Il Pd, intanto, è riuscito a trovare un accordo sulla data (26 febbraio) e sulle modalità di voto delle primarie. Sembrerebbe una buona notizia, se non fosse che le tempistiche di questi accordi si sono rivelate alquanto erronee a livello di strategia politica, per due motivi. Prima di tutto per la lentezza: le discussioni sulla data del voto risalgono a dicembre, e hanno richiesto ben un mese per capire che non sarebbe giovato al partito fissare la data al 19 febbraio, cioè subito dopo quella delle elezioni regionali, in cui è prevista l’ennesima grave sconfitta. In secondo luogo per il tempismo: la discussione sulla data è corrisposta perfettamente ai giorni in cui Giorgia Meloni si stava malamente barcamenando tra le rimostranze di chi ha subito i rincari dei carburanti e le critiche dei suoi alleati. La combinazione di questi errori ha fatto sì che si verificassero due eventi storicamente unici: Enrico Letta ha detto una cosa giusta rimproverando i suoi di non aver approfittato della crisi sulle accise che Meloni stava attraversando, e abbiamo fatto prima a vedere il funerale di un papa celebrato da un altro papa piuttosto che i membri del Pd mettersi d’accordo su una decisione.


Altro piccolo appunto sulle modalità di voto delle primarie: la proposta di Elly Schlein di introdurre il voto online per chi non riuscirà a (o banalmente non avrà voglia di) raggiungere i gazebo il 26 febbraio è stata ostacolata fortemente da Bonaccini e De Micheli (Cuperlo non si è esposto, ma non è una novità), fino a essere approvata ma con forti limitazioni. Infatti, la modalità di voto a distanza avrebbe fortemente favorito la candidata più giovane alla segreteria del Pd, che a quanto pare fa paura. Ma ricordiamoci che chiunque vincerà le elezioni sarà chiamato a portare avanti una battaglia sostenuta in prima battuta proprio dal Pd: quella del diritto di votare a distanza per tutti i fuorisede. Suona ipocrita e poco affidabile l’atteggiamento di Bonaccini e De Micheli davanti alla proposta di Schlein.


Passiamo allora a vedere come sta la nostra Giorgia. Secondo molte testate ha appena passato il momento di crisi peggiore da quando si è insediato il governo, e non a causa dell’opposizione, bensì dei suoi alleati, come è sempre successo dai tempi della campagna elettorale ad agosto. Scaduti e non rinnovati i tagli delle accise sui carburanti operati da Draghi, Salvini e Pichetto Fratin hanno tentato di far ricadere la colpa dei rincari su una presunta speculazione compiuta dagli operatori (mentre è chiaro che il rincaro coincide numericamente con il valore dello sconto sulle accise rimasto in vigore alla fine del 2022). Questa dichiarazione ha scatenato l’ira degli operatori e Meloni, per sventare uno sciopero delle pompe di benzina tra il 24 e il 27 gennaio, si è vista costretta a tornare sui propri passi e a compilare un decreto legge (il dl carburanti), per fare qualche concessione ai consumatori e ai distributori. Il tutto corredato da una puntata de Gli appunti di Giorgia (what a time to be alive) per spiegare la situazione senza essere fastidiosamente interrotta da un contraddittorio che potrebbe farle perdere il filo. D’altronde abbiamo capito anche dalla modalità con cui è stata approvata la legge di bilancio che a Meloni i contraddittori non piacciono: meglio fare tutto di corsa, senza lasciare il tempo alla discussione, ma mettendo tutti nella condizione di ascoltare serenamente quello che lei ha deciso.


Per fortuna a risollevare le sorti di queste giornate buie è arrivato l’arresto di Matteo Messina Denaro. Sorvolando sugli aspetti tecnici e sugli accertamenti che saranno fatti attorno alla vicenda, è indubbio che un governo di destra, una parte politica che negli ultimi anni è stata più volte sospettata di collusione, può trarre un gran vantaggio di facciata da un evento simile, anche quando non c’entra direttamente col successo dell’operazione.


Ma lo sappiamo, a parole i nostri politici sono i migliori.






Image Copyright: AdnKronos

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