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  • Writer's pictureKoinè Journal

Tutto bellissimo, ma...


di Valentina Ricci.


La notizia politica della settimana, ma forse anche del mese (di febbraio) è senza dubbio la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd. Da una parte dispiace, perché forse avremmo preferito la notizia delle dimissioni del Ministro dell’Interno, ma di questo ci occuperemo più tardi. La portata della vittoria di Schlein non sta nel fatto che è una donna, non sta nel suo essere ebrea o nel suo orientamento sessuale (oltretutto, di questi argomenti possono interessarsi soltanto persone del calibro di Adinolfi o Pillon), ma sta nel suo essere un’outsider e nell’aver ribaltato i risultati dei circoli, cosa mai accaduta in precedenza. Se si guarda bene il suo percorso si può notare una consapevolezza politica che la rende una donna meno ingenua di quello che la sua giovane età può far pensare. Mi spiego meglio. Un volta uscita dal Pd nel 2015, il suo obiettivo è sempre stato quello di tornare alla ribalta con un’idea unitaria per la sinistra italiana (si veda il tentativo di presentarsi alle elezioni europee del 2019 con una lista unica di sinistra, idea poi abbandonata perché troppo ambiziosa). Così, dopo aver curato la propria crescita politica personale, ha tentato di inserirsi in una compagine già esistente ma in caduta libera, come una persona che, non avendo i soldi per comprarsi un’auto nuova, prende la carcassa di una che non va più e la rimette in moto. Può sembrare la strada più lunga, ma se si è dei bravi meccanici può essere quella più redditizia.


Il fattore novità ha quindi fatto breccia nelle frange di una popolazione votante che resta però molto diradata: l’affluenza ai gazebo segue un trend in discesa dal 2007, e la soglia del milione di votanti è più alta di ciò che ci si aspettava, ma molto meno di quello che si addice a un partito in salute.


Diradata la nube dell’entusiasmo e della sorpresa, si capisce facilmente che rimettere in moto questa carretta non sarà compito semplice: la sconfitta nei circoli pone Schlein in una condizione di minoranza rispetto ai tesserati Pd e alle amministrazioni locali, il sostegno ricevuto da gran parte della classe dirigente del partito (Orlando e Franceschini in primis) rende difficile “rottamare” tutta la frangia di personaggi che ha ridotto il Pd alla carcassa che è ora, e le alleanze che sarà chiamata a comporre per far fronte alla maggioranza risicata con cui ha vinto le primarie confermeranno o ridimensioneranno il posizionamento a sinistra che tutti si aspettano.


Da sinistra – Europa Verdi, Sinistra Italiana, +Europa, ecc – le mani tese si sprecano: se la logica non ci viene meno, Schlein ha vinto con dei voti esterni al partito, voti che possono essere giunti in gran numero proprio da tesserati o appartenenti ad altri partiti più a sinistra del Pd (se si escludono la destra e Conte, da cui non è mai partito un particolare endorsement per uno dei due candidati). La domanda sorge spontanea: quale peso avranno nel Pd di Schlein queste piccole compagini di sinistra che hanno innegabilmente riposto la loro fiducia nel nuovo volto del più grande partito di opposizione? Chi è uscito dalla porta rientrerà dalla finestra? E alla fine dei conti, chi comanderà se i tesserati hanno votato Bonaccini?

Inoltre, a questi giochetti tra interno ed esterno va aggiunta l’apertura di Conte che, nel congratularsi con la neosegretaria, non ha mancato di far notare come l’aria di cambiamento dentro al Pd sia molto più compatibile con il proprio programma politico. Una mossa che ha sia dello strategico sia del disperato, perché se il Pd dovesse riallinearsi a sinistra, il M5S perderebbe i voti che era riuscito a catalizzare dal Pd di Letta a settembre.


A destra forse – e sottolineo forse – qualcuno ha tremato: Schlein dà l’idea di essere molto più reattiva, battagliera e meno incline ai compromessi rispetto a un Letta o un Bonaccini; insomma, potrebbe rivelarsi l’anti-Meloni tanto invocata dal lessico giornalistico. Saranno i fatti a rivelarci se anche lei si farà confondere dalla retorica politica del Governo, o se sarà capace di vedere oltre le cortine di fumo del signore o della signora Presidente del Consiglio, per concentrarsi su un’opposizione attenta alle autentiche decisioni politiche messe in campo.


Restano fuori da questa analisi Renzi e Calenda, che se fossero degli animali, in questo momento sarebbero delle iene: tetri esseri che aspettano con la bava alla bocca i resti del banchetto di altri. Continuando a parlare di fantomatiche praterie e campi aperti, appena si è prospettata la sconfitta di Bonaccini e la conseguente impossibilità di allearsi con il nuovo (forse un azzardo usare questa parola) partito di sinistra, hanno pensato di aprire le porte a tutti coloro che fuggiranno dal Pd perché in disaccordo con la nuova segretaria. Peccato che per il momento la prateria sia ancora vuota e non sembra ci siano molte mandrie a voler entrare.


Davanti a tutti questi punti interrogativi su cosa farà Schlein e su come diventerà il Pd non possiamo che stare a guardare, consapevoli del fatto che se era un cambiamento che si cercava lei era l’unica persona tra i quattro candidati a lasciare aperta la speranza che tale cambiamento avvenga. Ora ai posteri l’ardua sentenza, lasciamo la neosegretaria alla guida di questa carcassa e vediamo se sarà in grado di tirarne fuori un veicolo rombante o se perderà l’investimento compromettendo gravemente la propria carriera politica.


P.S. non possiamo chiudere gli occhi davanti al carnaio di migranti sulle coste di Crotone, e un editoriale politico non può permettersi di sorvolare dal commentare le parole di quello che dovrebbe essere il nostro Ministro dell’Interno, ma che finora ha fatto soltanto figure degne di un cioccolataio. Al di là dell’incarico pubblico che Piantedosi ricopre e della responsabilità politica di tali avvenimenti che deve assumersi in virtù del suo ruolo, crediamo fermamente che una persona in quanto essere umano non possa permettersi di fare la morale a salme di altre persone che scappano dalla disperazione, dalla povertà e dalla violenza. Questo becero tentativo di pulirsi la coscienza da una strage annunciata ed evitabile, dando dell’irresponsabile a chi è partito, risulta ancora più meschino se si pensa che a pronunciare tali giudizi è una delle più alte cariche dello Stato. Non esistono ironia o piglio caustico adatti per commentare l’orrore che traspare dall’atteggiamento indecente di quest’uomo, soltanto una solida presa di distanza e una forte critica nei confronti di una persona che non ci rappresenta.






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