top of page
  • Writer's pictureKoinè Journal

Tutto nella norma


di Valentina Ricci.


Un editoriale sottotono. O almeno così sarebbe preferibile, se l’unica cosa davvero rilevante della settimana non fosse l’alluvione che ha colpito Emilia-Romagna e Marche. Al di là di tutte le notizie sulle vie allagate, i nomi dei fiumi esondati, il numero delle vittime o degli sfollati – fondamentali, ma già presenti in gran quantità su tutte le testate nazionali – vorrei spendere due righe per fare una piccola riflessione. Allontaniamoci per un attimo dal trambusto dei social, in cui urlano e rimbombano echi di semplicistico allarme al cambiamento climatico, proviamo a mettere la testa oltre la disgrazia. Chi tra due settimane si porrà sinceramente il problema di come prevenire eventi simili? Tra chi di noi è rimasta vivida l’immagine e il senso di emergenza dell’alluvione che ha colpito la regione Marche a settembre? I prossimi mesi, i prossimi piani di investimento per lo sviluppo del territorio, hanno come priorità la tutela del suolo e degli spazi in cui viviamo? Ci sentiamo noi tutti, come comunità, chiamati a difendere e tutelare con le nostre scelte l’ambiente che ci circonda? O tra qualche settimana leggeremo ancora dell’ennesimo progetto di costruzione di pale eoliche bocciato perché deturpa la bellezza delle colline o delle montagne del Bel Paese?


Non si tratta più solo di rialzarsi, di continuare a combattere, o di compiere altre epiche imprese che piacciono alla retorica del governatore Stefano Bonaccini. L’epica impresa è comprendere che, come il fronteggiamento dell’emergenza non ha avuto colore politico (comuni e regioni si sono uniti senza esitazione per mandare soccorsi), anche l’approntamento della prevenzione (e con esso la lotta al cambiamento climatico) non deve essere oggetto di lotta politica. Dobbiamo ricordarci che noi apparteniamo a una comunità, la quale usa le fazioni politiche per decidere sulla sua sorte democraticamente. Il fine ultimo, in 162 anni di storia, è sempre stato il bene di tutti. E ce lo ricordiamo sempre quando l’emergenza o il cordoglio sono al culmine, ma, sbiadito il pathos, svanisce l’obiettivo. Tuteliamo il suolo e teniamo puliti i letti dei fiumi e le golene. Facciamo tutto quello che è doveroso per far sì che le acque defluiscano nelle falde sotterranee invece che dentro le case. Ma facciamolo insieme. Ѐ a dir poco osceno leggere titoli in prima pagina come quello di Libero di giovedì 18 maggio che recita «Alluvione in Emilia-Romagna. Sott’acqua il modello Pd». Ed è triste pensare che qualcuno l’abbia anche comprato.


Intanto, mentre si attende il CdM della prossima settimana (martedì 23 maggio) per attivare aiuti a livello nazionale, un pensiero va a tutte le vittime dell’accaduto, e un piccolo contributo: a questo link si può accedere alla pagina della Croce Rossa che sta organizzando una raccolta fondi per poter sostenere i soccorsi e le persone danneggiate.


Finiti gli argomenti seri passiamo alle estenuanti quisquiglie politiche e mettiamole tutte insieme per poter vedere bene la distanza tra il Palazzo e il Paese. Per primo Salvini, che commenta molto a sproposito l’emergenza in Emilia-Romagna e Marche con un tweet in cui riesce a far rientrare, nonostante il ridottissimo numero di caratteri, anche una strigliata al Milan che non arriva in finale di Champions. Un livello di serietà così basso che può essere raggiunto solo da lui e di cui rimane il campione indiscusso. Poco importano la corsa a cancellarlo e le lacrime di coccodrillo, Internet non perdona.


Poi proseguiamo la giornata di mercoledì 17 con la pubblicazione della bozza per il decreto legge Made in Italy: Adolfo Urso decide di sfidare sprezzante Fabio Rampelli e, portando avanti con dignità il nome del suo Ministero, propone un decreto legge che tuteli, finanzi e faccia crescere il tanto amato made in Italy. Tra le misure di finanziamenti alle imprese italiane, nelle 20 pagine della bozza si trovano anche la proposta per un bollino di autenticità per i ristoratori italiani nel mondo, l’istituzione di una Giornata nazionale del Made in Italy (non festiva) e la creazione del liceo del Made in Italy. Per quanto riguarda il bollino, Urso ci spieghi che cosa si intende per autentica cucina italiana: i calamari ripieni di couscous (ricetta tipica siciliana) rientrano nel ricettario italiano? E la carbonara si fa con la pancetta o il guanciale? Se il sig. Ministro riesce a risolvere questi dilemmi potrebbe avere un futuro promettente nell’Onu. Oppure il bollino si può ottenere soltanto comprando prodotti di origine controllata? In ogni modo sembra molto riduttivo certificare la cucina italiana come autentica solo da un ricettario o dalla spesa, ignorando le influenze culturali di altri paesi, anni di storia e di evoluzioni. Che dire poi del liceo: i futuri diplomati dovrebbero essere dei perfetti imprenditori, assimilare nozioni di diritto e di economia, parlare due lingue straniere E avere una formazione liceale. Un’educazione così tanto completa che rischieranno di passare per dei tuttologi superficiali e impreparati.


Passiamo all’affaire Renzi-Calenda. Le procedure per il divorzio proseguono e ogni tanto capita qualche screzio, infatti ci risiamo. È il momento di rompere i gruppi parlamentari, ma nessuno dei due vuole prendersene la responsabilità. L’alternativa a questa rottura, secondo la logica “evolvi o muori”, è la candidatura con una lista unica alle elezioni europee. Assisteremo quindi (in parte lo stiamo già facendo) all’ennesima litigata che si protrarrà per giorni a suon di frecciatine tra un talk e un’intervista sui giornali, tanto da non poter più risalire al vero colpevole dell’ovvio e rovinoso risultato a cui andremo incontro. E se invece sarà l’accordo per la lista unica, beh allora forse Dio esiste.












Image Copyright: Il Resto del Carlino/Stefano Tedioli

82 views0 comments
bottom of page