USA vs Cina: la guerra è anche spaziale
- Koinè Journal
- 12 minutes ago
- 6 min read

di Tommaso Di Ruzza.
Negli ultimi decenni, la corsa allo spazio tra Stati Uniti e Cina si è intensificata, non soltanto per via di ambizioni scientifiche da entrambi i paesi ripetutamente sottolineate, ma anche per rilevanti motivi geopolitici. Tra prestiti di campioni lunari, missioni interplanetarie, alleanze globali e difesa spaziale, il duello tra superpotenze assume connotati strategici sempre più complessi.
Ma il Prestito di campioni lunari sembrerebbe proprio essere un esempio chiaro di diplomazia oltre il cielo. Il 24 aprile 2025 infatti, la CNSA ha annunciato che la Cina presterà ai ricercatori di istituzioni come Brown University e SUNY Stony Brook campioni lunari del programma Chang’e‑5. Questo atto, pur ufficialmente scientifico, nasconde una chiara strategia diplomatica: è un segnale di apertura e soft power spaziale. Eppure, la legge americana del 2011 impone una certificazione sicurezza da FBI e Congresso. La NASA, guidata da Bill Nelson, conferma che il processo è in corso, ma restano i timori di un’apertura troppo stringente .
Certo è che con Tianwen‑2, la Cina avanzerà oltre la Luna. Il 28 maggio, Pechino ha lanciato il veicolo interplanetario denominato Tianwen‑2, destinato all’asteroide 2016 HO3 e alla cometa 311P, e con il compito di riportare campioni in circa due anni . La missione – che includerà il primo sistema di ancoraggio su un asteroide – rappresenta una svolta: la Cina diventerà la prima potenza a puntare seriamente anche all’esplorazione asteroidale, non solo lunare o marziana.
La grande sfida che si pone ora Pechino sembra essere quella di decidere sul cosiddetto scaffale planetario e sui piani di colonizzazione lunare. Il piano cinese prevede poi Chang’e‑7 e ‑8 per sondare il polo sud lunare, in preparazione di una base permanente entro il 2035–2045. Contestualmente, l’agenzia spaziale cinese pianifica di espandere lo spazio-stazione Tiangong, con sei nuovi moduli e stazioni internazionali entro il 2027. Queste mosse rafforzerebbero il peso cinese nello spazio a bassa orbita, evidenziando una dote militare e tecnologica connotata da dual-use.
Gli USA hanno risposto a queste mosse audaci rafforzando la cooperazione militare-spaziale con gli alleati dei Five Eyes (Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda), condividendo informazioni su monitoraggio satelliti, capacità anti-satellite e sorveglianza orbitale. A parere degli analisti, la Cina ha lanciato oltre 270 satelliti nel solo 2024, molti dual-use, stimolando una strategia difensiva americana articolata su deterrenza spaziale multilaterale.
Una diplomazia spaziale esiste anche in Africa. Da tempo infatti, la Cina ha consolidato partnership spaziali in 23 stati africani, costruendo infrastrutture come l’Egypt Space City. A fronte di un ritiro USA nell’aiuto estero, questi legami rappresentano un volano di influenza strategica, con effetto su sorveglianza, telecomunicazioni e geopolitica continentale. La risposta USA, debole e disarticolata, rischia di compromettere leadership e capacità di influenza.
Artemis vs Chang’e: chi arriva prima al polo sud?
Il ritardo di Artemis II (previsto per aprile 2026 e Artemis III a metà 2027) ha rafforzato timori sugli Stati Uniti che possano perdere il polo sud lunare, zona ricca di ghiaccio d’acqua e prezioso elio-3. Bill Nelson ha ammonito: «temo che la Cina arrivi per prima e dichiari la zona come propria» .
Ma la Cina ha anche potenziato strategie come Military-Civil Fusion e Made in China 2025, inserendo lo spazio nello schema di sicurezza nazionale. Contemporaneamente ha imposto controlli sulle esportazioni di terre rare, gallio e germanio, reagendo ai blocchi tecnologici occidentali e proteggendo la propria industria a doppio uso.
Pechino, inoltre, attraverso il progetto “Thousand Sails”, punta a costruire una costellazione di 1.296 satelliti (primo step con 648 entro il 2025) per garantire copertura globale e militare. Starlink conta oggi 6.700 satelliti, con piani sino a 42.000. Il confronto è segnato: spazio strategico, 5G globale e superiorità tecnologica orbitale.
Ma attenzione all’ Intelligenza Artificiale ed alla Space Situational Awareness. Negli ultimi due mesi infatti, sia la NASA che la CNSA hanno rivelato progressi significativi nell’uso dell’intelligenza artificiale (IA) per la gestione del traffico spaziale e la prevenzione delle collisioni in orbita. La NASA, in collaborazione con la DARPA, ha sperimentato nuovi algoritmi di machine learning capaci di prevedere traiettorie orbitali con una precisione fino al 20% superiore rispetto ai metodi tradizionali. Questo consente di monitorare non solo satelliti attivi ma anche detriti spaziali, una minaccia crescente per le infrastrutture spaziali critiche.
Dall’altra parte, la Cina ha potenziato il suo Sistema di Monitoraggio dello Spazio Profondo (Deep Space Tracking System), dotato di reti radar e telescopi ottici ad altissima risoluzione. La CNSA ha affermato a maggio che l’uso dell’IA permette un aumento del 35% nella capacità di identificare oggetti orbitali di piccole dimensioni (<10 cm), cruciale per le operazioni militari e civili.
Questi investimenti mostrano come la corsa spaziale non sia più solo “hardware” ma anche software avanzato, con implicazioni per la sicurezza nazionale e la gestione multilaterale dello spazio.
E sulla Governance spaziale il ruolo di Cina e USA nel trattato Artemis e oltre sembra davvero un punto di svolta. Ad aprile 2025 si è tenuta infatti a Washington la terza conferenza del Trattato Artemis, accordo internazionale guidato dagli Stati Uniti per regolare attività lunari e garantire uno “spazio pacifico”. Tuttavia, la Cina ha declinato l’invito, denunciando l’accordo come “esclusivo e sbilanciato”.
Il rifiuto cinese di aderire a tale trattato riflette la crescente divergenza su governance e sovranità spaziale. La Cina promuove invece un framework alternativo basato su “principi di giustizia e non egemonia”, che includerebbe una maggiore partecipazione dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani e asiatici . Questa posizione si allinea con la sua strategia di soft power spaziale, costruendo alleanze al di fuori dell’orbita occidentale.
Parallelamente, gli Stati Uniti cercano di rafforzare un blocco internazionale attorno al trattato Artemis e all’Accordo di Lisbona sulle risorse spaziali, che sancisce la proprietà privata su risorse estratte nello spazio. Questa tensione normativa potrebbe portare a uno scontro diplomatico che potrebbe limitare la cooperazione scientifica e commerciale in futuro.
Ma la sfida del cambiamento climatico è davvero una grossa frontiera con riferimento al ruolo dello spazio negli equilibri geopolitici mondiali. Un aspetto spesso trascurato della competizione USA-Cina riguarda il contributo delle tecnologie spaziali al monitoraggio e mitigazione del cambiamento climatico. Entrambe le nazioni hanno lanciato nei mesi scorsi satelliti dedicati a rilevare le emissioni di metano e CO₂ con precisione senza precedenti.
La NASA ha recentemente annunciato il successo della missione MethaneSAT, che raccoglie dati dettagliati sull’impatto industriale e agricolo negli Stati Uniti e nel mondo. Anche la Cina ha lanciato satelliti della serie TanSat, migliorando il monitoraggio regionale in Asia, in particolare su aree altamente inquinate come la Pianura del Nord e la regione del Sichuan.
Questa dimensione ambientale apre nuove strade di collaborazione, ma anche competizione per il dominio delle tecnologie “green” spaziali, considerate strategiche da entrambe le superpotenze.
Peraltro Il protagonismo crescente delle aziende private nel settore spaziale aggiunge un livello di complessità alla rivalità USA-Cina. Negli Stati Uniti, SpaceX continua a dominare con il suo programma Starship, progettato per voli riutilizzabili e colonizzazione di Marte. Tuttavia, anche Blue Origin e Rocket Lab stanno ampliando la loro capacità con nuovi lanci testati negli ultimi mesi .
In Cina, il governo ha incentivato la nascita di start-up private come iSpace e Galactic Energy, che hanno registrato notevoli progressi nei lanci commerciali di piccoli satelliti, puntando a rimpiazzare gradualmente la dipendenza dai lanci statali . Queste aziende cinesi sono spesso supportate da fondi statali e politiche di Military-Civil Fusion, aumentando la sinergia tra innovazione privata e strategia nazionale.
Non bisogna nemmeno sottovalutare le minacce cibernetiche e sicurezza spaziale. Con l’aumento delle infrastrutture spaziali, cresce anche la vulnerabilità a cyber-attacchi. Nei mesi di aprile e maggio, agenzie di intelligence americane e cinesi hanno riportato attacchi informatici attribuiti a gruppi sponsorizzati da stati terzi, con target su reti di controllo satellitare e comunicazioni spaziali. Gli USA hanno rafforzato i protocolli di sicurezza cibernetica per proteggere sia i propri satelliti militari che quelli commerciali, mentre la Cina ha risposto con un incremento degli investimenti per una cyber-difesa integrata con le proprie forze spaziali.
Quali Rischi in questa competizione?
La Cina ha ufficializzato la creazione di forze spaziali d’attacco/difesa (Aerospace Force, Information Force, Space Support Force), con compiti di controllo orbitale e guerra cibernetica. I fragili equilibri spaziali stanno diventando terreno di transizione per il conflitto geostrategico: controllo delle rotte, sorveglianza globale e accesso prioritario alle risorse.
Scenari 2025–2030: coop o competizione?
In sintesi, i prossimi cinque anni definiranno il destino della corsa allo spazio:
Cina accelera su esplorazioni asteroidali, con Tianwen‑2, espansione Tiangong, Chang’e‑7/8 e costellazioni massive “dual-use” sotto controllo PLA.
Gli USA, pur rallentati da Artemis, tentano una difesa multilaterale con alleati Five Eyes e promuovono normative e tecnologie private (SpaceX).
Il mondo vede in gioco non solo tecnologia, ma alleanze strategiche: l’influenza cinese in Africa, l’opportunità di cooperazione su campioni lunari ed esplorazioni planetarie, i rischi di spazio come nuova frontiera di conflitto globale.
Certo è che la corsa allo spazio tra USA e Cina del 2025 non è più soltanto esplorazione scientifica: è un confronto geopolitico su potenza tecnologica, controllo operativo, risorse strategiche e alleanze globali. Se Artemis e Chang’e‑programmati non vincono tempo – governo, scienza e industria privata diventano elementi decisivi per mantenere l’egemonia su un dominio che potrebbe trasformare le relazioni internazionali tanto quanto la Terra.
Il punto non sarà “chi arriva prima”, ma “chi avrà gli strumenti per governare lo spazio”.
Image Copyright: Getty Images
Comentarios