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  • Writer's pictureKoinè Journal

Verso il voto: MELONI vs LETTA - uno scontro pieno di colpi. Di sonno.

Updated: Sep 29, 2022


di Luca Simone


L’unico rischio che si è corso per tutti i quasi novanta minuti del confronto andato in scena sul sito del Corriere, è stato quello di addormentarsi. Un dibattito così moscio, privo di idee, ideologie, verve e temi, francamente io non lo avevo mai visto. Non ha aiutato certo la conduzione del buon Luciano Fontana, che fa un altro mestiere (e continuasse a fare quello), che è stata a dir poco imbarazzante. Ma andiamo per gradi, perché c’è tanto da commentare.


I TONI

I due leader lo avevano annunciato come uno scontro senza esclusione di colpi, il faccia a faccia definitivo tra i due grandi blocchi, una guerra senza quartiere, insomma avevano caricato e non poco l’ambiente. Il risultato? Un noiosissimo 0-0, in cui letteralmente i toni sono stati non solo calmi, ma soporiferi. Fontana per tutto il tempo ha mantenuto il livello della sua voce se possibile più basso di quello degli ultrasuoni dei delfini, la Meloni, di solito sguaiata quando si trova a casa sua, ha fatto qualsiasi cosa per dimostrarsi calma, riflessiva, istituzionale, affidabile, per certi versi anche gentile, (cosa che non le è riuscita) rinunciando addirittura ad attaccare quando c’era un accenno di incalzata. Il dramma è (come al solito) di Enrico Letta, che se gli altri sbagliano lui ci deve mettere il carico da novanta in una sorta di perverso fair play masochistico; il tono dei suoi interventi è stato vergognosamente molle, flaccido, vuoto. E non parlo ovviamente solo dell’aspetto prettamente acustico, ma anche di atteggiamento, Letta si è presentato con qualche asso nella manica (una maggiore preparazione e il fianco scoperto dell’avversaria su INFINITI temi) che ha volutamente buttato a mare perché incapace di suscitare la benchè minima empatia, per non parlare di leadership. Quella non ne ha proprio mai avuta, altro che ispirata. In pratica è sembrata una riunione della Pro Loco, non l’ultimo confronto elettorale tra due blocchi in corsa per le elezioni. Terribile.


I TEMI

La Meloni, ben conscia della debolezza per non dire nullità delle sue proposte, e spaventata come una matta dall’idea di governare una crisi dalla quale uscirà verosimilmente con le ossa rotte, si è espressa in una fatica sisifea (ammirevole) volta a legittimare il suo nuovo volto moderato. Per quanto per anni abbia parlato bene di Putin, Orban, sia salita sui palchi di tutta la marmaglia fascistoide europea e mondiale (da Vox, al Front National, passando per le ospitate da Bennon), ha tentato di lavare la memoria di chi era ancora sveglio ad ascoltare il confronto. Ha incredibilmente evitato di parlare di blocco navale, di ritrattazione degli accordi sul PNRR e ha mantenuto un basso profilo anche su Flat Tax e condono. In tutto ciò si è contraddetta varie volte, cosa normalissima se cambi idea ogni dieci secondi a seconda del vento, ma tutto sommato si è difesa bene. Per quanto riguarda l’attacco, non pervenuta. Sandra ha fatto la brava.


Letta invece qualche asso nella manica lo aveva, non tanto per i temi, perché di quelli manco l’ombra, ma avrebbe potuto incalzare la rivale sulle infinite contraddizioni del suo programma elettorale, accennando magari anche all’infattibilità di alcune proposte, ad esempio la Flat Tax. Silenzio stampa. L’unica cosa di cui Letta si è preoccupato è stato di ripetere per almeno sette, otto volte “beh, anche qui c’è una differenza abissale” non appena era chiamato a ribattere su qualcosa. In pratica, la strategia è stata quella di richiamare ancora una volta al benedetto voto utile. Basta. Non se ne può più di vedere il PD, partito di riferimento per la Sinistra del Paese, presentarsi come l’unica cosa da votare se non sei di Destra, senza punti, senza temi, senza ideologia, solo il male minore. Basta. Non se ne può più.


IL BILANCIO

Il bilancio come ho già detto è di un tristissimo pareggio a reti bianche. Nessuno dei due è riuscito ad imprimere il minimo guizzo ad una campagna elettorale di livello bassissimo. La Meloni non è riuscita minimamente ad accreditarsi come forza moderata, perché ne è incapace; ha costruito il suo partito per essere “establishment antipolitico” e non è assolutamente in grado di trasformarlo in un partito istituzionale. E questa cosa la fa tremare. L’autunno incombe, e sa di non avere alcuna competenza per potervi far fronte da sola. Più facile l’opposizione eh?


Letta vabe, si è di nuovo mostrato come il grigio burocrate quale è, incapace di suscitare la benchè minima emozione qualsiasi cosa dica, anche quando sembra vagamente di Sinistra. Se questo qui è diventato un leader di qualcosa, c’è speranza per tutti. Ora tutti al Nazareno lo applaudono per il grande lavoro fatto con le liste, ma c’è già chi affila i coltelli pronto a farlo fuori. Perché diciamocelo, la sua campagna è un disastro. E deve ancora arrivare il giudizio delle urne, con un partito che si trova a sperare che gli italiani a votare non ci vadano, almeno sembra più grande di quello che è. Patetico. Enrico, non stare sereno.


Chi gongola è il terzo incomodo, ovvero Conte, che piano piano sta risalendo nei sondaggi, anche grazie ad una campagna elettorale mirata e oculata, indirizzata sui punti giusti, ovviamente priva di un programma di governo serio (una costante tra tutte le forze politiche), ma quantomeno più aggressiva. Il leader pentastellato ha infatti capito benissimo che il fallimento del campo largo ha consegnato il paese in mano alle destre, e questa cosa non verrà mai perdonata a Letta. Con l’elezione di un segretario alla Bonaccini, il PD si sposterebbe ancora più al centro, lasciando una voragine a Sinistra fatta di milioni di elettori che stavolta la tessera la strapperanno piuttosto che votare la nuova DC. L’unico problema rimane Grillo e la classe dirigente assolutamente inadeguata che ha tirato su in un decennio. Se Conte riuscirà a porre rimedio a questo, ci sono serie possibilità che il M5S raccolga l’eredità di un partito che già ora di Sinistra non ha assolutamente nulla. Ovviamente è un se molto grosso. Forse enorme.


P.S. In tutto ciò Calenda ha fatto un controdibattito in diretta per i fatti suoi. La pochezza non è mai troppa. Ma impiegare due minuti per scrivere un programma no eh? No. Ok.



Image Copyright: Agenzia Dire

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