di Valentina Ricci.
Puntata finale per quest’anno della grande serie tv (o sitcom) che è la politica italiana. In 10 mesi di stretta osservazione dei fatti politici possiamo dire che le due caratteristiche fondamentali di questo governo sono la caparbietà e la faccia tosta. E sembra che gli italiani si siano sentiti molto ben rappresentati da questo profilo, almeno a vedere dai dati YouTrend di preferenze: la coalizione di governo ha guadagnato più di due punti percentuali dalle elezioni dello scorso anno, mantenendosi stabile e staccando di più di otto punti la coalizione di centrosinistra. Come un muro di gomma, la maggioranza ha assorbito senza conseguenze il colpo della tragedia di Cutro, della malagestione del caso Cospito e degli scandali economici della ministra Daniela Santanchè della settimana passata. In particolare quest’ultima si sta dimostrando alquanto zelante nel non tradire lo spirito caparbio e impertinente che regge il governo: in seguito alla risposta di Report alla penosa informativa in Senato della settimana scorsa, Santanchè non solo ha giustificato il mantenimento della sua posizione sostenendo che su di lei non pendono accuse per il suo operato da ministra, ma, dopo aver raccolto tutto il coraggio di vittima che lotta per la sua sopravvivenza, ha persino minacciato querele contro quei cattivoni dei giornalisti, che la accusano di illeciti con carte alla mano. Ora, i giornali non sono i tribunali, e l’unica risposta a cui dovremo attenerci sarà quella della sentenza in caso di processo tra molti anni, ma alla luce della sua posizione davvero discutibile, i toni da vincitrice delle ultime dichiarazioni suonano quanto meno spudorati e sopra le righe per una ministra.
Intanto torna alla carica anche un altro ministro che da qualche tempo non dava aria alla sua bocca: Francesco Lollobrigida. Il nostro ministro dell’Agricoltura è stato probabilmente assalito da un moto di pietà, da un’irrefrenabile voglia di fare del bene ai più disgraziati e martedì 11 luglio, in compagnia del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e della ministra del Lavoro Elvira Calderone ha annunciato l’introduzione della carta “Dedicata a te”. Una specie di edizione reale della “carta del morto di fame”, resa celebre dall’imitazione del ministro Tremonti fatta dal grandissimo Corrado Guzzanti. La carta dovrebbe essere un aiuto di 382,50 euro per acquistare beni alimentari di prima necessità, da richiedere entro il 15 di settembre. La misura non risulta essere virtuosa sotto nessun aspetto, anzi da un certo punto di vista è persino incoerente: il bonus (perché di questo si tratta) è erogato in forma di carta prepagata, ciò significa che qualsiasi cosa acquistabile con quel gruzzoletto sarà pagato in forma telematica e non in contanti. Ma come? Se solo pochi mesi fa l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici sembrava essere il male sociale da combattere, peggio di Putin per Zelensky! In ogni modo, fatte spallucce davanti a questa quisquiglia, i veri problemi della carta sono altri. Innanzitutto la platea a cui è dedicata è troppo ampia e non calibrata: possono fare domanda i nuclei familiare formati da un minimo di tre persone, con Isee non superiore a 15.000 euro e chi fa domanda non deve ricevere altro sussidio statale; mentre il parametro dell’Isee non è efficace per rintracciare le persone che si trovano in uno stato di reale povertà, ci sono delle grandi categorie di esclusi, a partire dai genitori single, per arrivare agli intestatari di un reddito di cittadinanza o di una cassa integrazione. Volendo approfondire ulteriormente, è sbagliato anche il concetto fondativo della misura: un bonus che assomiglia a una beneficenza, il fatto che sia una tantum (richiedibile una sola volta) sono aspetti che aumentano il divario tra ricchezza e povertà. Una misura caritatevole che non può in nessun modo aiutare i poveri a uscire dalla ristrettezza economica che grava su di loro, ma che ne sottolinea lo status e li incatena a un sistema di donazioni finalizzato a mantenerli dei beati poveri. Nessuna possibilità di riscatto sociale, nessuna prospettiva di un lavoro meglio retribuito (lo stipendio minimo, tanto per dirne una), solo 380 euro per comprare il pane.
Ma che non si dica che questo governo non aumenta gli stipendi. È di giovedì 13 luglio (ironia della sorte o dei ricchi, chi può dirlo?) la notizia di un’indennità aggiuntiva per i capigruppo della Camera: è stato proposto e votato (dal centrodestra e dal Movimento 5S) un aumento di 1269,34 euro netti al mese per i capigruppo, e della metà per i presidenti delle componenti del gruppo Misto. Un aumento che non peserà sui portafogli dei cittadini ma che sarà decurtato dal contributo previsto per i gruppi parlamentari. Molti si sono già premurati di far sapere che rinunceranno all’aumento per non portare via risorse finanziarie al lavoro politico del proprio partito, ma la notizia fa da perfetto contraltare, appunto, all’annuncio della carta del pane per i cittadini poveri.
Nel frattempo altri piccoli eroi di tutti i giorni continuano il loro lavoro per plasmare la quotidianità degli italiani: da Matteo Salvini che con uno stratagemma politico non richiesto ha tagliato di mezza giornata lo sciopero dei trasporti di giovedì 13 e venerdì 14 luglio, facendolo terminare alle 15.00 di giovedì invece che alle 2.00 di venerdì, al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha annunciato entusiasta la riapertura di miniere chiuse da trent’anni (e speriamo che le condizioni di lavoro siano diverse rispetto a 30 anni fa), fino alla richiesta presentata dal ministro degli Affari europei e del Pnrr Raffaele Fitto per modificare 10 dei 27 obiettivi per ottenere la quarta rata del Next Generation EU e coprire il colpevole ritardo che ci contraddistingue in questo ambito.
Protetti da tutti questi piccoli eroi caparbi, noi non possiamo che trascorrere un’estate serena e tranquilla, preoccupati soltanto di fare un tuffo al mare prima che il riscaldamento globale ci sciolga anche l’anima e in attesa che – chi lo sa? – a Salvini faccia effetto il mojito di ferragosto. Siete contenti dei risultati raggiunti dal governo Meloni? Si? Allora c’è da farvi un’ultima domanda: quali risultati?
Image Copyright: Giornale di Sicilia
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